Organi creati in laboratorio: la nuova frontiera dei trapianti

La nuova frontiera dei trapianti si chiama “creazione dell’organo in laboratori” e potrebbe essere l’unica speranza per tanti malati in lista d’attesa. Anzi. Per gli esperti è l’unico modo di ovviare all’allungarsi delle liste di chi aspetta un trapianto, dovuto all’avanzamento dell’età media della popolazione mondiale. Gli esperimenti fin qui realizzati hanno già dato i loro frutti: nel 2010 sono stati creati in lavoratorio un polmone a metà luglio, un fegato a giugno e una trachea a marzo. La difficoltà è, ovviamente, il passaggio dalla creazione al trapianto. Per organi “semplici” come trachea e vescica, quella della creazione in vitro degli organi per l’impianto è già una realtà. Ma la scienza va a vanti e la ricerca fa passi da gigante: presto, almeno questa è la speranza, sarà possibile far sorpavvivere un malato, e ridonargli la vita, grazie a organi più complessi come polmoni e fegat creati in laboratorio ma con sembianze e funzioni identiche agli organi “naturali”.

Come si fa a creare un organo in laboratorio? Le cellule che svolgono la funzione specifica di un cuore, un fegato o un polmone si appoggiano su una struttura di collagene. Questa struttura viene ricreata artificialmente in laboratorio o prelevata da un organo già esistente e su di essa vengono fatte crescere delle cellule staminali specifiche dell’organo.

Grazie a questa tecnica, ad esempio, un bambino inglese di 10 anni ha ricevuto una nuova trachea al Great Ormond Street Hospital di Londra. E poiché le cellule usate per costruire l’organo erano state prelevate dal suo stesso organismo, non dovrà nemmeno seguire la terapia antirigetto.

Gestione cookie