Pakistan: castrazione chimica, registro criminali e protezione identità vittime per arginare la violenza sulle donne

di Caterina Galloni
Pubblicato il 20 Dicembre 2020 - 16:03 OLTRE 6 MESI FA
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Pakistan: castrazione chimica, registro criminali e protezione identità vittime per arginare le violenze sulle donne (foto Ansa)

A seguito delle proteste pubbliche contro la violenza sulle donne, il Pakistan introduce nuove leggi, tra cui la castrazione chimica.

Il primo ministro Imran Khan e il governo hanno approvato le leggi il mese scorso e ora il presidente Arif Alvi l’ha firmate.

La castrazione chimica prevede l’uso di farmaci per ridurre il testosterone, in Indonesia è in vigore dal 2016 per i pedofili e in Polonia dal 2006 per chi violenta un bambino.

Pakistan, castrazione chimica, registro criminali, protezione identità vittime

Fa parte di una serie di misure che saranno introdotte in Pakistan per contrastare gli abusi se*suali, inclusa la creazione di un registro nazionale dei criminali ses*uali e la protezione dell’identità delle vittime.

Governo intervenuto dopo l’ennesima violenza

Il governo pakistano è intervenuto in seguito alle proteste tutto il paese, dopo la violenza di gruppo subito da una donna, a settembre, fuori dalla città di Lahore a settembre, in presenza dei figli assistevano terrorizzati.

Mentre guidava era rimasta senza benzina e gli uomini l’avevano fatta uscire a forza dall’auto per poi abusare di lei.

Le proteste erano esplose perché l’investigatore capo Umar Sheikh aveva ipotizzato che la donna era colpevole dell’aggressione.

Avrebbe dovuto viaggiare su una strada più trafficata e prima di partire controllare la benzina.

Proteste in tutto il Paese appoggiate da Amnesty International

Amnesty International aveva diffuso un messaggio a sostegno dei manifestanti: “Ci sono state troppe vittime e poche condanne in un sistema giudiziario penale caratterizzato dall’impunità”.

In Pakistan chi commette una violenza rischia attualmente una condanna da 10 a 25 anni di carcere o la pena di morte.

Per le violenze di gruppo, la condanna è la pena di morte o l’ergastolo.

Tuttavia, nel paese in cui la violenza se**uale e di genere nei confronti delle donne è dilagante, le indagini e azioni penali inefficaci sui casi di stupro sono all’ordine del giorno.

Molte donne, denunciando temono di essere disonorate o perseguitate dalla polizia e da altre persone.

Negli ultimi anni, le femministe pakistane sempre più esperte di social media hanno sfidato le norme sociali che influenzano il modo in cui vengono gestiti i casi di stupro (fonte: Daily Mail).