Pakistan: giovane cristiana uccisa in casa. E’ la 105esima vittima di violenza

ROMA – Un colpo di pistola alla nuca: così è stata uccisa nella sua abitazione di Quetta una giovane cristiana pachistana. Il nuovo episodio di violenza, i cui contorni sono ancora da chiarire, potrebbero far pensare a un ennesimo episodio di violenza a sfondo religioso. Secondo quanto scrive la tv indiana Ndtv, a trovare il corpo della ragazza nella sua casa a Brewery Road a Quetta, nel Beluchistan (provincia sud-occidentale del Paese), è stato il fratello.

Le forze dell’ordine hanno annunciato di avere aperto un’inchiesta e che stanno indagando sul movente. Qualora fosse confermata la matrice religiosa dell’omicidio si allungherebbe ulteriormente la lista dei cristiani uccisi ogni anno nel mondo. Una lista che quest’anno ha toccato ”quota 105 mila vittime”, secondo il sociologo Massimo Introvigne – coordinatore dell’Osservatorio della libertà religiosa in Italia – che fornisce tale stima nel giorno in cui la Chiesa festeggia Santo Stefano. Cio’ significa ”un morto ogni 5 minuti”, continua Introvigne che parla di proporzioni ”spaventose”.

Il sociologo cita alla Radio Vaticana i dati del ”centro forse più avanzato di statistica religiosa, quello fondato e diretto – fino alla sua morte nel 2011 – da David Barret, negli Stati Uniti”. Introvigne ricorda i tanti cristiani che nel mondo soffrono persecuzioni o vengono uccisi per la loro fede.

”Le aree di rischio sono molte, se ne possono identificare sostanzialmente tre principali: i Paesi dove è forte la presenza del fondamentalismo islamico – la Nigeria, la Somalia, il Mali, il Pakistan e certe regioni dell’Egitto -; i Paesi dove esistono ancora regimi totalitari di stampo comunista – in testa a tutti la Corea del Nord – e infine i Paesi dove ci sono nazionalismi etnici, che identificano l’identità nazionale con una particolare religione”.

In quest’ultimi Paesi – precisa lo studioso – i cristiani sarebbero dei traditori della nazione, penso alle violenze nello Stato dell’Orissa, in India”, spiega. ”Certamente, in molti di questi Paesi andare a messa o anche andare al catechismo – in Nigeria c’è stata anche una strage di bambini che andavano al catechismo – è diventato di per se stesso pericoloso”, conclude il sociologo.

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