ISLAMABAD – A Umerkot, in Pakistan, un operaio muore soffocato, in un incidente causato da mancanza di norme di sicurezza e dall’indifferenza dei medici che non lo hanno curato perché “impuro”. Irfan Masih, 30 anni, ha perso i sensi mentre insieme ad altri 3 operai, puliva un tombino sulla Chorr Road.
È morto alcune ore dopo in ospedale davanti ai medici che erano riluttanti a curarlo, poiché il povero Irfan era intriso di fango delle acque di scarico. Le altre tre persone sono state ricoverate a Hyderabad e in seguito a Karachi per ricevere cure adeguate, spiega The Express Tribune.
Tutti e quattro gli operai sono caduti nel tombino e già nel nel 2012 in un incidente analogo, nello stesso posto, avevano perso la vita altre 2 persone. “I medici hanno rifiutato di curarlo perché stava praticando il digiuno e hanno detto che mio figlio era napaak (impuro)”, ha affermato Irshad Masih, madre del trentenne deceduto.
Pervez Masih, fratello di Irfan, ha detto di aver pulito il corpo e solo dopo, i medici hanno provveduto a una bombola d’ossigeno. “Ma la bombola era vuota e prima che ne mandassero un’altra, Irfan era morto”, ha detto ai media locali.
Dopo il decesso di Irfan, la famiglia, la comunità e le persone del posto, hanno organizzato un sit-in, in cui è stato esposto il corpo di Irfan; la protesta è durata 10 ore e si è conclusa con l’arrivo del vice commissario Subhash Chandar Sham che li ha rassicurati sull’avvio di un’indagine nei confronti di autorità comunali e dei medici.