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Panama, il giornalista che si chiama… Hitler: “Non posso usare il mio nome su Facebook”

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Panama, il giornalista che si chiama… Hitler: “Non posso usare il mio nome su Facebook” (foto Ansa)

ROMA – “Mi chiamo Hitler e non posso usare i miei nomi sui social”.

Hitler Cigarruista, giornalista panamense di 50 anni, intervistato da El Pais, racconta le sue disavventure sui social per via del suo nome.

Primo capitolo. La scelta del nome: “Mio padre mi chiamò così perché voleva dimostrare che può esistere un Hitler buono”.

Un nome non proprio facile da portare: “Qualche volta ho pensato di cambiarlo. Per mio padre non sarebbe un problema. Ma costerebbe parecchio rifare tutti i diplomi e i documenti”.

Capitolo social. Il nome registrato all’anagrafe (il nome di battesimo, grazie all’intervento di un prete, risulta semplicemente José) è un problema soprattutto per l’iscrizione ai vari social dove il povero José-Hitler si deve scontrare contro i rigidi sistemi di filtro.

Nessun problema con Linkedin e Twitter. Tanti problemi con Facebook. Tanto che alla fine Hitler ha scelto di iscriversi col nome del figlio: Carlos.

“Giornalisti che mi conoscono da sempre hanno iniziato a prendermi in giro. ‘Ciao Carlos!’, mi dicono. Ridono di me perché non posso usare il mio nome su Facebook”.

Tanti problemi anche con Gmail: “Una donna, che doveva invitarmi a un evento, mi ha spiegato che quando provava a inviarmi un’email contenente il mio nome il messaggio le tornava indietro, perché secondo i parametri dell’azienda utilizzando il termine Hitler mi stava bullizzando”.

Il viaggio in Germania.

“Ricordo la prima volta che ci sono stato: la donna dell’ufficio doganale è rimasta stupefatta quando ha aperto il mio passaporto. Ha chiamato diversi colleghi, che — sorpresi e divertiti — mi hanno chiesto se fosse davvero il mio nome”.

Il rapporto col padre.

“Ho detto a mio padre – racconta – che ha commesso un errore a chiamarmi così, perché non aveva idea di che razza di mostruosità è stato il nazismo . Ma se fosse stata una questione ideologica avrebbe messo dei nomi tedeschi anche ai miei fratelli (che si chiamano Siria Araí e Andrés Avelino, ndr )”.

La madre almeno salvò il fratello. “Quando nacque mio fratello disse a mio padre che se avesse chiamato in modo strano anche a lui avrebbe distrutto il certificato dell’anagrafe e avrebbe registrato il bambino con un altro nome e il proprio cognome”.

C’è un aspetto positivo in tutto questo?

“Nessuno si dimentica del mio nome. Diverse persone a distanza di 20 anni si ricordano di me. Questo non succede con un Pedro qualunque”.

Fonte: El Pais, Il Corriere della Sera.

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