Crisi Roma-Delhi: marò ancora in carcere, ultimatum scaduto per i rapiti

NEW DELHI – Altre due settimane di carcere preventivo per i due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre e ultimatum scaduto per i due italiani rapiti, Paolo Bosusco, guida di trekking di 54 anni, e Claudio Colangelo, medico missionario di 61: così il fronte indiano si fa sempre più delicato, e i contatti tra l’ambasciata d’Italia a New Delhi e il governo di Roma si fanno sempre più fitti.

In una telefonata con l’omologo indiano Krishna, il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi ha sottolineato “l’assoluta necessità” che ogni iniziativa assunta da parte indiana abbia come ”obiettivo prioritario anzitutto la tutela della sicurezza e dell’incolumità”’ dei due cittadini italiani rapiti.

L’estensione della carcerazione preventiva per i due fucilieri della Marinaè stata decisa nella mattina del 19 marzo dal magistrato di Kollam, dopo un’udienza di 15 minuti in cui il legale dei due marò, Sunil Maheshwar aveva chiesto al giudice di concedere un fermo di polizia, invece della carcerazione preventiva. Il giudice, A.K. Gopakumar, si è però opposto e ha disposto la custodia fino al prossimo 2 aprile (per 14 giorni in totale).

Alla tesa situazione che vede in carcere Girone e Latorre si è aggiunto il rapimento di Bosusco e Colangelo, con un ultimatum scaduto nella serata di domenica 18 marzo. I due italiani sono stati sorpesi sulle rive di un ruscello nell’area di Daringbadi, nota come il ‘Kashmir dell’Orissa’. Qui sono stati sequestrati da un gruppo di maoisti, una trentina in tutto.

Il sequestro è stato rivendicato con un audio-messaggio: “Abbiamo arrestato due turisti italiani che come centinaia di turisti stranieri trattano la gente locale come scimmie e oggetti ridicoli. Questo è contro l’umanità e vogliamo che la popolazione si sollevi”.

Nell’audio sarebbe stato chiesto un riscatto e sarebbe stato fissato a domenica sera 18 marzo un ultimatum, quindi scaduto. Ma l’ambasciatore italiano Giacomo Sanfelice, intervistato da Sky Tg24, ha spiegato che l’ultimatum sarà rinviato. Anche perché hanno aperto “una trattativa su tutti i punti che loro hanno chiesto”. Intanto il capo del governo dell’Orissa, Naveen Patnaik, ha lanciato un appello ai rapitori in cui si dice aperto a negoziati e colloqui a condizione che i due italiani rapiti siano rilasciati immediatamente incolumi.

Il timore di Roma, sottolinea Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, è che gli indiani non siano più disponibili ad ascoltare le richieste italiane sulla vicenda dei due marò dopo essere stati costretti a cedere ad alcune condizioni poste dai sequestratori. Il rischio è che le autorità indiane facciano di tutto per risolvere la questione interna, consapevoli di poter poi rivendicare a livello internazionale la propria sovranità nel processo contro i due soldati della marina militare accusati di aver ucciso i pescatori, e f facciano così valere le proprie ragioni di fronte alle “pressioni” esercitate dall’Unione Europea e da altri Stati ai quali l’Italia ha chiesto aiuto, primo fra tutti la Gran Bretagna.

Il sito della Farnesina Viaggiare sicuri sconsiglia di andare in Orissa , e  “sconsiglia vivamente di effettuare trekking individuali o in piccoli gruppi nelle zone himalayane”. Per di più da quando è iniziata Green Hunt, l’operazione condotta da forze paramilitari e polizia contro la guerriglia, chiunque voglia entrare in quelle zone deve prima ottenere un permesso. Secondo la polizia indiana quel permesso a Bosusco era stato negato, ma nonostante questo l’uomo è partito insieme a Colangelo. Questo particolare pone così l’Italia in una situazione di debolezza nei confronti dell’India.

Il rapimento di Bosusco e Colangelo è la prima operazione della guerriglia maoista che coinvolge cittadini stranieri. Per Siba Mohanthy, giornalista locale ed esperto di guerriglia maoista, ”non ci sono ragioni particolari per preoccuparsi, anche se non arriva una risposta aperta dalla clandestinità. Non siamo di fronte a guerriglieri assetati di sangue, ma decisi ad ottenere risultati dalle loro azioni”.

Nella rivendicazione la guerriglia ha rimproverato a Bosusco e Colangelo di aver ”fotografato donne mentre facevano il bagno in un fiume” e criticato in generale i ‘safari umani’ e chi li organizza, stigmatizzando il fatto che gli indigeni sono mostrati ai turisti ”come scimmie nello zoo”.  Ma questo non c’entra al trekking che i due stavano facendo a piedi e non certo con l’obiettivo di fotografare o prendersi gioco degli indigeni. Devo ammettere, conclude Mohanty ricordando che la zona del Kandhamal fu al centro di scontri fra comunità e di un massacro anti-cristiano, che ”il sequestro dei vostri italiani non lo capisco molto, ed è perlomeno sorprendente”.

In effetti la testimonianza del cuoco indiano rilasciato conforta. “Ci hanno bendati e ci hanno fatto camminare per circa cinque chilometri. Ma posso dire che i maoisti non hanno mai usato violenza e ci hanno trattato bene”, racconta, confermando tra l’altro la data del rapimento: il 14 marzo, mercoledì scorso, mentre il governo dell’Orissa, non si sa perché, fa risalire solo a ieri il sequestro.

La prima preoccupazione del ‘chief minister’ dell’Orissa, Naveen Patnaik, di fronte all’ultimatum è stata di mandare un segnale ai rapitori. Prima una ‘condanna’ poco più che rituale del sequestro, e poi un visibile gesto di apertura al dialogo, con la richiesta di rilascio degli italiani sani e salvi. Messaggio ripetuto in serata, quando la scadenza si avvicinava senza che dal campo maoista venissero segnali confortanti. ”Sta alla guerriglia fare un gesto ora – ribadiva una fonte del ministero dell’Interno locale – per organizzare una forma di dialogo sulle richieste da essa formulate”.

Fonti giornalistiche che non trovano conferme ufficiali hanno indicato in serata che il governo centrale a New Delhi ha ordinato la sospensione delle missioni militari nell’ambito dell’Operazione antiguerriglia ‘GreenHunt’, accedendo così ad una delle principali rivendicazioni del piano in 13 punti dei maoisti per il rilascio degli italiani. Ma di conferma di sospensione dell’ultimatum, neppure l’ombra.

 

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