ROMA – Papa Benedetto XVI, che tra due settimane tornerà a essere semplicemente Joseph Ratzinger, voleva dimettersi subito. Ovvero, annunciare il passo indietro e ritirarsi immediatamente nel guscio protettivo di un monastero. Ma gli hanno fatto notare che quelle due settimane sono essenziali per portare a termine gli ultimi compiti da pontefice. Martedì ha trascorso una giornata tranquilla, iniziata con la consueta preghiera nella cappella privata e con la lettura della rassegna stampa, ovviamente molto ricca.
Benedetto XVI ha preparato il discorso che terrà giovedì davanti ai parroci di Roma. D’ora in avanti, per le prossime due settimane, inevitabilmente ogni sua parola verrà passata al vaglio per intuire stati d’animo o messaggi impliciti che potrebbero riferirsi alla sua scelta e alle motivazione che l’hanno portata a maturazione.
Intanto resta un giallo, quello sull’enciclica incompiuta, quella sulla fede dopo le due sulla speranza e la carità. Non è terminata, anzi, è ancora molto indietro e non sarà finita per tempo. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa Vaticana, ha così commentato: “L’enciclica non sarà pubblicata entro la fine del mese perché non era ad un punto di preparazione tale da essere pubblicata definitivamente, questo rimane un documento che era atteso ma che non avremo nella forma dell’enciclica”.