ROMA – “Non annacquate la vostra dignità con atteggiamenti pagani”. Così Papa Francesco lancia un nuovo anatema contro la corruzione, sollecitando i cristiani a “non svilirsi” e a “preservarsi da essa”. Nel giorno della nuova ondata di arresti nell’inchiesta Mafia Capitale, il Papa ha pronunciato il suo monito durante la messa del Corpus Domini sul sagrato della basilica di San Giovanni in Laterano e prima della tradizionale processione lungo Via Merulana fino alla basilica di Santa Maria Maggiore.
Il Papa ha messo in guardia dai pericoli della disgregazione corruttiva:
“Noi ci disgreghiamo – ha detto – quando non siamo docili alla Parola del Signore, quando non viviamo la fraternità tra di noi, quando gareggiamo per occupare i primi posti, gli arrampicatori, quando non troviamo il coraggio di testimoniare la carità, quando non siamo capaci di offrire speranza. Così ci disgreghiamo.
Il Cristo presente in mezzo a noi, nel segno del pane e del vino esige che la forza dell’amore superi ogni lacerazione, e al tempo stesso che diventi comunione, anche con il più povero, sostegno per il debole, attenzione fraterna a quanti fanno fatica a sostenere il peso della vita quotidiana e sono in pericolo di perdere la fede.
E che cosa significa oggi per noi ‘svilirci’, ossia annacquare la nostra dignità cristiana? Significa lasciarci intaccare dalle idolatrie del nostro tempo: l’apparire, il consumare, l’io al centro di tutto; ma anche l’essere competitivi, l’arroganza come atteggiamento vincente, il non dover mai ammettere di avere sbagliato o di avere bisogno. Tutto questo ci svilisce, ci rende cristiani mediocri, tiepidi, insipidi, pagani“.
Francesco ha poi ricordato che Gesù ha versato il suo sangue,
“come prezzo e come lavacro, perché fossimo purificati da tutti i peccati: per non svilirci, guardiamo a Lui, abbeveriamoci alla sua fonte, per essere preservati dal rischio della corruzione. E allora sperimenteremo la grazia di una trasformazione: noi rimarremo sempre poveri peccatori, ma il Sangue di Cristo ci libererà dai nostri peccati e ci restituirà la nostra dignità. Ci libererà dalla corruzione”, ha rimarcato.
In conclusione Francesco è tornato a parlare del dramma dei cristiani perseguitati.
“Tra poco mentre cammineremo lungo la strada, sentiamoci in comunione con tanti nostri fratelli e sorelle che non hanno la libertà di esprimere la loro fede nel Signore Gesù. Sentiamoci uniti a loro: cantiamo con loro, lodiamo con loro, adoriamo con loro. E veneriamo nel nostro cuore quei fratelli e sorelle ai quali è stato chiesto il sacrificio della vita per fedeltà a Cristo: il loro sangue, unito a quello del Signore, sia pegno di pace e di riconciliazione per il mondo intero”.
In chiusura Bergoglio ha aggiunto anche un passo a braccio che può essere letto in vista dell’avvicinarsi al Sinodo sulla famiglia, in particolare sullo spinoso tema dell’accesso ai sacramenti per chi oggi ne è escluso essendo unito in seconde nozze:
“Impariamo che l’eucaristia – ha detto il Papa – non è un premio per il buono, ma è la forza per i deboli, per i peccatori: è il perdono, è il viatico che ci aiuta ad andare, a camminare”.