ROMA – Nell’ultimo colloquio con Eugenio Scalfari – fondatore di Repubblica – Papa Francesco ha affrontato diversi temi, una riflessione che abbraccia le grandi questioni attuali, i valori della Chiesa millenaria nel rapporto con la modernità, il mistero della creazione, l’Europa, l’Africa e il Sud America, la politica e la morale.
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Se, giustamente, vale un titolo la rivendicazione di orgoglio di Bergoglio quale fattore di cambiamento (“E’ un onore essere chiamato rivoluzionario“), merita una menzione una sua precisazione dottrinaria.
Nel colloquio Francesco spiega che le anime che non si pentono “non vengono punite. Non possono essere perdonate” e quindi “scompaiono. Non esiste un inferno, esiste la scomparsa delle anime peccatrici”.
In effetti il dogma dell’esistenza dell’inferno resiste all’interno della dottrina ufficiale: nei Vangeli se ne fa diffuso riferimento (solo in quello di Matteo se ne parla 23 volte), tenebre, pena senza fine, strazio eterno… Ma se esiste vuol dire che è Dio che l’ha creato. Ai giorni nostri il grande teologo Hans Urs von Balthasar (non a caso fatto cardinale da Giovanni Paolo II) ha qualificato teologicamente l’inferno come separazione dell’anima da Dio, giungendo a teorizzare l’inferno come uno spazio vuoto, orbo della luce divina.
Dunque bisogna ammettere che l’aspettativa della vita eterna, cioè la sopravvivenza dell’anima alla morte fisica, è appannaggio di una parte del consesso umano, di chi ha operato il bene o di chi pentendosi accede alla contemplazione di Dio.
A questo punto, se l’inferno non esiste, che posto bisogna assegnare al Diavolo? Sia per Francesco che per il suo predecessore Ratzinger accettarne l’esistenza non è una concessione o cedimento a una visione antiquata e anacronistica. Nella versione di Ratzinger possiamo conoscerlo, averlo incontrato, una figura umana, troppo umana.
Prospettiva terribile, ma alcune figure della stessa nostra storia lasciano discernere in modo spaventoso profili di tal genere (persone in cui tutto è divenuto menzogna, persone che hanno vissuto per l’odio e hanno calpestato in se stesse l’amore). In simili individui non ci sarebbe più niente di rimediabile e la distruzione del bene sarebbe irrevocabile. E’ questo che si indica con la parola inferno. (Joseph Ratzinger, enciclica “Spe salvi facti sumus” del 2007)