Papa: “Sacerdozio è dono di sé, il celibato è l’antidoto agli scandali”

Papa Benedetto XVI

Fare il sacerdote non é un “lavoro” ma un totale dono di sé, e il celibato, “grande scandalo” per la società di oggi, è invece il migliore antidoto ad altri “scandali” “causati dalle nostre insufficienze mortali”. Così papa Benedetto XVI ha concluso la veglia di preghiera per la chiusura dell’Anno sacerdotale che ha visto stasera piazza S.Pietro gremita da oltre 15 mila preti in un raduno senza eguali nella storia. Una “grande gioia” per il pontefice alle prese con gli scandali di pedofilia che hanno travolto la Chiesa, “minata” nella sua “credibilita”, aveva detto ieri Bertone, e che ora si attende una rinascita.

Il Papa ha attraversato con il sorriso sulle labbra l’ abbraccio del colonnato, e ha rivolto prima di tutto un “grande grazie” ai sacerdoti e ai parroci “che danno tutta la loro forza al Signore e alle loro comunità”. Gioia che sarà sottolineata domani mattina alle 10 da una messa da record celebrata da tutti e 15 mila i preti presenti stasera. Ratzinger non ha voluto rivolgere loro un discorso preparato, ma ha preferito rispondere a braccio ad alcune domande. La prima su come adempiere a tutti i doveri di un prete con la crisi delle vocazioni e in società sempre più complesse. Benedetto XVI ha risposto di fare il possibile, scegliendo alcune priorità, tra queste la carità, in particolare verso “i piccoli, i bambini”, ma anche, o soprattutto la preghiera, “nutrimento dell’anima e dell’azione”.

Un’attività quanto mai centrale per un prete, perché – ha spiegato il Papa tornando sulla crisi delle vocazioni – “se rinunciassimo alla sacralità e alla diversità del sacramento che viene dalla vocazione, non risolveremmo nulla”. Nessuna riforma del celibato dunque, né trasformazioni del sacerdozio “in una normale professione a ore che lasci il resto del tempo a sé stessi”, una “tentazione”, di fronte a certe chiese ormai semivuote, alla quale questo Papa ha detto chiaramente di non voler cedere, incoraggiando piuttosto i fedeli “a pregare e bussare al cuore di Dio perché mandi nuove vocazioni”. Nessun esplicito accenno è stato fatto dal Papa allo scandalo pedofilia, se non per riaffermare il celibato quale “segno di fede” che “ci rende liberi dagli scandali secondari” provocati dalle “nostre insufficienze mortali”.

A farne cenno, prima del “botta e risposta” era stato il prefetto della Congregazione per il clero, cardinale Claudio Hummes, che aveva ringraziato il Papa per “quanto ha fatto, sta facendo e farà per tutti i sacerdoti, anche quelli smarriti”, invocando per tutti il perdono e affermando l’unità del corpo sacerdotale con il Papa. Benedetto XVI ha poi colto l’occasione per toccare anche altri argomenti tra i quali il rapporto tra teologia, dottrina e vita vera, sollevato da un sacerdote africano. Il pontefice ha condannato una certa “teologia accademica” che, in nome del positivismo, “oscura la presenza di Dio nel mondo”, e ha invitato i preti ad affidarsi alle Sacre Scritture, “comunità vivente”, e a fidarsi della “testimonianza di verità permanente” fornita “dai vescovi in comunione col Papa”.

Gestione cookie