SAVONA – “Nella canonica del paese non ospito nessuno, al massimo i miei genitori, di sicuro non i profughi”. Parola di don Angelo Chizzolini, parroco di Onzo, paesino di poche anime situato sulle alture di Albenga, in provincia di Savona. E c’è chi giura in paese di avergli sentito dire anche di peggio, che brucerebbe la canonica piuttosto che ospitare i migranti. Con buona pace di Papa Francesco che domenica scorsa aveva lanciato l’appello: una famiglia di migranti in ogni parrocchia di Europa.
“Evangelicamente bisognerebbe accogliere, lo so – dice Don Chizzolini – ma i problemi concreti nei paesi sono altri, noi non abbiamo spazio, qui ho la canonica e poi un altro appartamento già dato a una famiglia bisognosa. Cosa dovrei fare, ospitarli in casa mia?”.
Quella frase, bruciare la canonica, Don Chizzolini dice di non averla mai pronunciata ma Giuliano Arnaldi, consigliere comunale conferma: “Parole sue che mi ha ribadito quando l’ho chiamato per organizzare l’accoglienza in paese. Ma a quanto so lo aveva già detto sul sagrato della chiesa. ‘Brucio la canonica piuttosto che darla ai migranti’. Sono parole sconcertanti”.
Don Chizzolini, che a Onzo guida circa 200 anime, si difende. “Io non ho detto che la non voglio i profughi. Ho detto che non ho posto. So che per esperienza i profughi spaccano tutto nelle case. Sto parlando in generale. Me lo hanno raccontato e quindi evitiamo di ospitarli e qui a casa mia non ho posto. Ci sono persone che conosco che hanno ospitato migranti e si sono ritrovati la casa un porcile”.
Altro clamore per la diocesi di Albenga-Imperia dove il papa ha mandato come vescovo coadiutore monsignor Guglielmo Borghetti con il compito di affiancare il vescovo titolare Mario Oliveri dopo che dal seminario erano usciti una serie “preti deboli” che successivamente hanno dato scandalo: preti accusati di pedofilia, che sono fuggiti con le casse della parrocchia, che importunavano donne, preti tatuati o barman in locali notturni, preti che si mostravano nudi su Fb. La decisione di inviare un tutor per Oliveri era stata comunicata dal Vaticano il 10 gennaio, dopo segnalazioni su una gestione pastorale della diocesi che appariva “disinvolta”. Le segnalazioni avrebbero trovato conferma nell’indagine compiuta dal nunzio Adriano Bernardini, di qui la scelta di inviare un vescovo coadiutore.