Peschereccio mitragliato dai libici, parla il comandante: “Ci hanno inseguiti per cinque ore e sparavano a raffica”

Sulla vicenda del peschereccio italiano mitragliato dai libici il 12 settembre, dà la sua versione il comandante del motopesca, Gaspare Morrone. E racconta, in pieno contrasto rispetto a quanto invece dice il Viminale, che il motopesca “Ariete” è stato inseguito domenica scorsa da una motovedetta libica, a bordo della quale vi erano anche alcuni finanzieri italiani, per circa cinque ore, durante le quali è stato più volte aperto il fuoco contro l’unità italiana. Secondo la dichiarazione del comandante, ”alle 18.10” la motovedetta libica ha aperto per la prima volta il fuoco, successivamente ha seguito il peschereccio sparando altre raffiche; infine, ”alle ore 23” ha desistito dall’inseguimento.

Questa la dichiarazione fatta dal comandante del peschereccio Ariete, Gaspare Marrone, riguardo all’attacco subito domenica 12 settembre da una motovedetta libica. Il verbale è ora agli atti dell’inchiesta avviata dalla Procura di Agrigento: ”Alle ore 18.00 circa del 12.09.2010 mi trovavo con il motopesca “Ariete”, di cui sono comandante, in attività di pesca, (rotta 030° e velocità 3 nodi) quando nel punto di coordinate Lat. 33° 40′ N – Long 012° 10′ E (circa 35 miglia dalle coste libiche), situazione meteorologica: mare calmo e vento debole da N, venivo avvicinato da una motovedetta che contemporaneamente mi contattava via VHF su canale 16 e, in lingua italiana, mi intimava l’alt e di arrestare le macchine. Chiedevo loro nazionalità e mi veniva risposto, sempre in lingua italiana: ‘la motovedetta è di nazionalità libica, ferma le macchine altrimenti questi ti sparano addosso'”.

“Alle ore 18.10 – continua il racconto del comandante – mentre proseguivo sempre con rotta 030° e velocità 11 nodi la motovedetta libica apriva il fuoco colpendo ripetutamente il motopesca. Dopo la prima raffica cambiavo rotta anche per evitare la collisione con la suddetta motovedetta che si avvicinava al mio motopesca. Successivamente, la motovedetta sparava altre raffiche, ad intervalli di circa un’ora, ed io continuavo a cambiare più volte la rotta del mio motopesca per evitare la collisione con loro. Tutto ciò proseguiva fino alle ore 21.00 circa; quindi ricevevamo in tutto circa 4 raffiche. Alle ore 21.00 subivamo l’ultima raffica e dopo di che riprendevamo la nostra navigazione con rotta N (000°). Dalle ore 21.00 alle ore 23.00 proseguivamo la navigazione, con rotta 000° e velocità 11 nodi, con a seguito la motovedetta libica che ci scortava (a distanza di circa mezzo miglio) fino al punto di coordinate lat 33° 46′ N – long 012° 10’ E. Alle ore 23.00 la motovedetta libica desisteva dall’inseguimento e potevamo così proseguire la nostra navigazione verso Lampedusa dove giungevamo alle ore 07.40 del 13.09.2010. Giunti all’ormeggio nel porto di Lampedusa assieme a personale del locale Ufficio Circondariale Marittimo, visionavamo le condizioni generali del motopesca ed in particolare, constatavamo la presenza di circa n. 30 (trenta) fori, tutti nella murata sinistra (solo nell’opera morta)”.

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