Peter Turkson, possibile Papa nero: “In Africa no preti pedofili, gay sono tabù”

ACCRA, GHANA – “I preti pedofili non esistono in Africa perché l’omosessualità è condannata”. Il cardinale africano Peter Turkson, quello che, secondo i bookmaker, potrebbe diventare il primo papa nero della storia, ha attirato su di sé un fuoco incrociato di critiche dopo essersi espresso sul legame tra omosessualità e pedofilia. Le associazioni di vittime degli abusi dei preti pedofili si sono dimostrate particolarmente attive nel denunciare le affermazioni di Turkson. Il cardinale del Ghana non è nuovo a dichiarazioni controverse, come quando, nel 2009, ha denunciato in un’occasione pubblica l’islamizzazione della società europea.

Peter Turkson, figlio di un’umile famiglia ghanese (la madre vendeva ortaggi al mercato, il padre era falegname), è considerato tra i papabili del prossimo conclave. Alcuni scommettitori danno la sua elezione a 5/2, facendo così di lui il secondo favorito nella corsa alla tiara papale. La sua buona posizione deriva dall’importanza numerica dei cattolici africani e dalla posizione di Turkson all’interno della curia.

Nel 2009 papa Ratzinger lo ha nominato presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, importante dicastero dedicato ad azioni e studi volti alla promozione della pace, della giustizia, e dei diritti umani dal punto di vista della Chiesa Cattolica. Prima di Peter Turkson si piazza solo, secondo le previsioni degli scommettitori, il candidato italiano: il cardinale ed arcivescovo di Milano, Angelo Scola.

Il cardinale Turkson ha recentemente detto ad un giornalista americano che gli abusi dei preti pedofili avvenuti in Europa e America del Nord non possono accadere nelle chiese africane in ragione dell’avversione della cultura locale all’omosessualità. «Il sistema tradizionale africano – ha affermato alla giornalista americana Christiane Amanpour della CNN – tende a proteggere o ha protetto la popolazione contro questa tendenza. In molte culture in Africa, l’omosessualità o certi rapporti tra persone dello stesso sesso non sono tollerati». In questo modo, secondo il cardinale, il tabù culturale, la tradizione ancestrale sarebbe servita ad impedire gli episodi di abusi sessuali.

Il cardinale Turkson ha voluto così stabilire un legame tra l’omosessualità dei sacerdoti e gli abusi sui minorenni. Questa posizione ha scatenato indignazione e critiche da parte di diverse istituzioni.

Uno psichiatra del National Health Service, il sistema sanitario del Regno Unito, che ha condotto delle ricerche sugli abusi dei sacerdoti, concorda tuttavia col cardinale. Sotto anonimato, per proteggersi da eventuali ritorsioni, ha affermato ad un giornalista del Daily Mail che, dove si sono fatti degli studi, per esempio negli Stati Uniti ed in Australia, si è scoperto che l’80% delle vittime di abusi erano giovani adolescenti piuttosto che bambini. Dal canto suo, papa Benedetto XVI ha fatto in modo, attraverso un controllo ed una regolazione stringenti, di rendere virtualmente impossibile agli omosessuali l’entrata nei seminari.

Lo Snap, un’associazione di persone abusate da preti cattolici (Survivors Network of those Abused by Priests), ha accusato il cardinale di nascondersi dietro degli argomenti speciosi. Un portaparola dell’associazione ha affermato: «Sappiamo meno cose sui crimini sessuali del clero in Africa e dei relativi insabbiamenti per la stessa ragione per cui questo accade in tutti i paesi in via di sviluppo: ci sono meno fondi e mezzi per far rispettare le leggi, sistemi di giustizia civile meno robusti, giornalisti meno indipendenti e un più grande divario tra il benessere materiale dei sacerdoti e quello dei fedeli».

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