Pirati, Somalia/ “Navy seals” a colpo sicuro nel buio: tre spari, tre morti tra i 17 e i 19 anni

I pirati somali che hanno tenuto in ostaggio il capitano Richard Phillips erano “giovani privi di esperienza” ma “pesantemente armati”. Lo ha rivelato il segretario alla Difesa Usa, Robert Gates, specificando che i sequestratori, tra cui i tre uccisi ieri dai “navy seals”, avevano tra 17 e 19 anni. 

Quella di Gates, riportata dall’agenzia di stampa Agi è stata la prima di una serie di rivelazioni sui particolari dell’operazione, ad altissimo rischio militare e politico.

E con le dichiarazioni fatte lunedì il presidente americano Barack Obama si sporto ancor oltre, impegnandosi a combattere contro la pirateria. Lo ha fatto chiamando a raccolta tutti ipaesi interesaati a estirpare il male. Ma per un presidente che è già impegnato a guidare l’America, e con essa il mondo, fuori della crisi economica, e che ha aperti il fronte afghano e quello iraqeno sul piano militare, questa nuova dichiarazione di guerra non è certo foriera di sonni tranquilli.

I dettagli dell’operazione in mare sono stati forniti domenica, nel corso di una conferenza stampa dalla Marina militare.

Il via libera all’operazione è stato preceduto da almeno trenta incontri alla Casa Bianca in meno di una settimana, tra vertici e briefing. 

Vi sono state la trattativa, l’arrivo del FBI nell’area del sequestro, l’inseguimento dei pirati da parte della Marina militare statunitense. Spuntate le armi della diplomazia, gli americani sono passati a quelle da fuoco. L’autorizzazione è arrivata direttamente dal presidente.

I cecchini sono stati paracadutati nella notte nell’Oceano indiano, raccolti nel Golfo di Aden dal cacciatorpediniere americano Bainbridge, che da tempo teneva d’occhio i quattro pirati, a bordo della scialuppa, a corto di carburante. Uno di questi sembra si sia arreso prima dell’operazione, saltando su un’imbarcazione americana che si era avvicinata alla scialuppa dei sequestratori per portarvi del cibo.

Appena gli altri tre hanno messo fuori la testa, sono stati fatti secchi, su ordine del capitano della Bainbridge. I militari erano, secondo gli americani, gente “estremamente ben addestrata”, capaci di centrare un obiettivo con un solo colpo e nella piena oscurità, di mare e di cielo, a circa quaranta metri di distanza. A quanto pare, uno dei pirati aveva puntato il kalashnikov contro la tempia di Phillips e la vita del capitano era in immediato pericolo, era questa la situazione. Un altro alto ufficiale americano, che ha voluto mantenere l’anonimato, ha detto al Guardian: “I negoziati non andavano bene per i pirati, erano molto arrabbiati, a corto di carburante, di cibo e di acqua”. Un drone ne monitorava i movimenti. Tutto è precipitato quando hanno sparato una pallottola tracciante “in direzione del Bainbridge” dandoci la sensazione che la situazione stesse per precipitare.

Gli Stati Uniti, dopo l’operazione non chiudono il canale diplomatico. Obama ha avvertito i pirati che saranno “ritenuti responsabili dei loro crimini” e Donald Payne, democratico, presidente la sottocommissione esteri del Congresso con delega per l’Africa, è volato a Mogadiscio all’indomani dell’annuncio di vendetta dei pirati somali su obiettivi americani. Ad accogliere Payne è stato un proietto, che ha raggiunto la pista dell’aeroporto di Mogadiscio subito prima dell’arrivo del piccolo jet sul quale viaggiava con sei guardie del corpo. Altri cinque colpi sono stati sparati subito dopo il decollo dell’aereo. Quella di Payne è la prima visita di un politico Usa dal 1994. Payne ha discusso con il premier e il presidente somali di come la comunita’ internazionale puo’ aiutare il governo locale e di come si debba affrontare il problema della pirateria.

Gestione cookie