Il periodico francese Golias, pubblica il testo integrale della lettera indirizzata dal cardinale Dario Castrillon Hoyos a un vescovo francese che aveva coperto un sacerdote responsabile di atti di pedofilia. La rivelazione della lettera era stata fatta dallo stesso Castrillon e riportata da giornali latino-americani (El Nuevo Herald e Lez Get Real) con la deflagrante rivelazione che Papa Giovanni Paolo II era al corrente , aveva approvato la linea tenuta e autorizzato la diffusione della lettera a tutti i vescovi.
Il Cardinale scrive nella qualità di prefetto della Congregazione per il Clero incaricato, come scrive egli stesso, di collaborare alla responsabilità del Padre comune su tutti i preti del mondo. La lettera è in lingua francese ed è indirizzata a monsigonr Pierre Pican, vescovo di Bayeux-Lisieux. Scrive il cardinale Castrillon: «Mi congratulo con lei per non aver denunciato un prete all’amministrazione civile. Lei ha agito bene e mi compiaccio di avere un confratello nell’episcopato che, agli occhi della storia e di tutti gli altri vescovi del mondo, ha preferito rischiare la prigione piuttosto di denunciare un suo figlio-prete».
Anche se un’affermazione del genere può lasciare quanto meno perplessi alla luce dell’ondata di sdegno che sta provocando nel mondo la rivelazione di casi di pedofilia di cui si sono macchiati numerosi sacerdoti, se si esamina con distacco l’atteggiamento della Chiesa esso non è dissimile da quello tenuto, ad esempio, dall’esercito americano nei confronti dei suoi militari che si siano macchiati di qualsiasi delitto, riservando la giurisdizione ai tribunali militari statunitensi. Per difendere la loro posizione gli americani sono arrivati al punto di non firmare alcun accordo sui crimini di guerra per evitare che un loro uomo o una loro donna in divisa venga giudicato da stranieri.
Su questa linea è il cardinale Castrillon quando scrive che «la relazione fra i preti e i loro vescovi non è professionale, è un rapporto sacramentale che crea de legami molto speciali di paternità spirituale».
Castrillon cita deliberazioni conciliari e un’epistola di San Paolo per concludere che «non si può pretendere che un vescovo denunci» un altro prete. «in tutti gli ordinamenti giuridici civilizzati è riconosciuto la possibilità di non testimoniare a carico di un parente diretto».
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