Preti sposati: malgrado le dichiarazioni ufficiali, nella Chiesa c’è chi apre

Pubblicato il 30 Marzo 2010 - 12:26 OLTRE 6 MESI FA

Il cardinale Martini

Malgrado il cardinale Martini freni dichiarando che «è una forzatura coniugare il celibato con gli abusi sessuali», nella Chiesa ormai si discute apertamente di consentire ai preti di sposarsi.

«Schoenborn, Martini, Etchegaray, Hummes e altri cardinali lo propongono alla luce dell’esperienza di 100 mila preti che nel mondo hanno lasciato il sacerdozio a causa dell’atteggiamento ufficiale della Chiesa verso la sessualità: se non si affronta il nodo del celibato ci saranno nuove emergenze», spiega il teologo Gianni Gennari, editorialista del quotidiano Cei, «Avvenire».

No alla revisione del celibato replica l’arcivescovo di Torino, Poletto: «Se un prete deve dividersi tra la famiglia sua e la comunità finisce per essere un funzionario e non più un sacerdote consacrato al servizio della Chiesa 24 ore su 24. Smettiamola di mettere in relazione la pedofilia con il celibato».

In Curia prende quota l’ipotesi che il Papa coinvolga collegialmente gli episcopati nazionali nella lotta alla pedofilia convocando un concistoro «ad hoc», un Sinodo di vescovi o un’altra assise mondiale di presuli. Intanto il cardinale Martini precisa il senso di una sua lettera ai giovani austriaci: «Occorre ripensare la forma di vita del sacerdote e promuovere una maggiore comunione di vita e di fraternità affinché siano evitate il più possibile situazioni di solitudine anche interiore dei preti».

Mai sul celibato il dibattito era stato così intenso nella Chiesa. Il predicatore pontificio, padre Raniero Cantalamessa, richiama i sacerdoti ai «doveri del proprio stato, soprattutto celibato e castità». Su «Radio Vaticana» Antoine Herouard, numero due della Chiesa francese definisce «assurdo» e «ingiurioso» collegare celibato e pedofilia: «Il sacerdozio è un cammino di gioia e non di frustrazione».

Benedetto XVI ha appena ribadito che «il celibato dei sacerdoti è un segno eloquente dell’amore di Dio per il mondo e della vocazione ad amare Dio sopra ogni cosa». Serve un’«accurata selezione» tra i candidati al sacerdozio, precisa la Cei, negando comunque che il problema sia imputabile al celibato («donazione a Cristo» e non «menomazione sessuale»). Il leader dei vescovi Bagnasco ne rilancia il «valore indiscutibile che ci scalda il cuore e ispira la vita».

Ma i riformisti di tutta Europa (dal movimento tedesco «Noi siamo Chiesa» ai teologi progressisti sudamericani come Frei Betto) invocano una revisione della posizione della Chiesa.

Ci sono invece diversi esponenti della Chiesa che rigettano il legame pedofilia – celibato. Il capo della Chiesa tedesca, Zollitsch ribatte che «non esiste un legame diretto» tra celibato dei preti ed abusi sessuali poiché «nella formazione dei sacerdoti viene affrontato il problema della maturità emotiva di chi è chiamato a svolgere una missione pastorale». Il ciellino padre Aldo Trento stigmatizza «l’uso dei casi di pedofilia per mettere in discussione la perla del celibato» e il vescovo di San Marino, Negri difende «un’esperienza di pienezza di vita oggi nel mirino di una caccia all’untore».

Al teologo Hans Kueng che cita «numerose dichiarazioni di psicoterapeuti e psicoanalisti che individuano una relazione evidentissima tra celibato e pedofilia», il ministro vaticano della Bioetica, Fisichella replica che «noi non siamo repressi, ma persone che hanno fatto una scelta libera di dedizione e di amore per la Chiesa e per coloro che ci vengono affidati». Il cardinale Ruini infine condanna «chi scaglia gli scandali contro la Chiesa, tirando in ballo il celibato dei preti invece di riconoscere che queste deviazioni legate alla sessualità accompagnano tutta la storia del genere umano e sono state amplificate dalla liberazione sessuale».