Mosca ha comunicato l’intenzione di bombardare a Kiev i centri decisionali dove si trovano gli stranieri. Letterale, sono queste le parole delle autorità militari russe. Una rappresaglia-punizione dunque per l’invio di armi dall’Occidente (Usa-Canada-Australia-Giappone-Ue) all’Ucraina. Ma anche qualcosa di più, qualcosa di strategico all’interno del piano guerra di Putin.
La certezza di Putin: alla fine l’Occidente non combatterà davvero
Putin folle è un’invenzione consolatoria, l’operazione militare speciale, l’invasione dell’Ucraina è una macchina politico-militare che ha come suo perno un calcolo, anzi una certezza. Secondo Mosca alla fine l’Occidente non combatterà mai davvero. Il perché lo spiegano con molta chiarezza i consiglieri e i politologi che assistono il Cremlino, lo spiegano, volendo, anche alle pubbliche opinioni occidentali. La decadenza dei valori in cui l’Occidente si crogiola fa secondo Mosca delle democrazie liberali degli Stati e dei popoli imbelli. E ora che l’Occidente pensa di aver risolto inviando armi a Kiev e combattendo contro la Russia senza perdere un solo suo uomo, secondo Mosca è giunta l’ora di ricordare all’Occidente di quale pasta molle è fatto. Come? Spedendo qualche morto occidentale in guerra nel dibattito pubblico e nelle pubbliche opinioni e negli elettorati d’occidente.
Il fronte interno da accendere
A Mosca sono convinti che l’Occidente, posto dio fronte a morti suoi, sbanderà, vacillerà, rinuncerà. Sono convinti che la somma degli spaventati, dei remissivi, dei pacifisti, dei pacifici e degli opportunisti vada a creare in Occidente un fronte interno. Fronte interno che impedirà all’Occidente di combattere davvero e confermerà il carattere sostanzialmente imbelle delle democrazie liberali. E quindi la correttezza strategica del fare la guerra, guerra che la Russia può fare, l’Occidente no.
Dal bombardamento dei treni, di Kiev…fino all’arma nucleare
Putin testerà sul campo questa scelta e opzione strategica: quella di colpire, colpire e colpire fino a che il panico imbelle non sarà l’unica politica reale delle democrazie liberali. Fino a che il fronte interno non imporrà ai governi d’Occidente di ritirarsi e arrendersi. Giunti alla scelta, al bivio se combattere davvero o no, l’Occidente si tirerà indietro. E’ questa la dottrina, a suo modo razionale e sperimentata, su cui poggia la scelta di Mosca di fare la guerra. Per spingere l’Occidente al bivio Putin salirà, scalerà ogni gradino della cosiddetta escalation: dal missile che va a colpire l’edificio a Kiev dove sono consiglieri britannici o americani fino all’uso di un’arma nucleare di corto raggio. Putin deve spingere l’Occidente al bivio, deve farlo perché è l’unica opzione strategica con la quale può vincere la guerra. Una guerra con l’Ucraina sostenuta dalle armi e dalle pubbliche opinioni d’Occidente la Russia non è in grado di permettersela, una guerra così la Russia la perde. Quindi deve mettere l’Occidente fuori combattimento, letteralmente. Grazie al fronte interno all’Occidente stesso.
L’Occidente fuori combattimento
Qualche uomo della Nato che cade in terra ucraina colpito dai russi, qualche treno di rifornimento armi colpito non ufficialmente in terra polacca e romena…Che farà a quel punto l’Occidente? E poi ancora più in là se necessario: che faranno le opinioni pubbliche occidentali se si sbatte loro in faccia in panico atomico? Mosca è convinta che spingendo, alzando la soglia, varcando ogni linea rossa, al dunque l’Occidente mollerà. Resta da vedere a quel punto l’Occidente cosa produrrà: un Petain o un Churchill?
Nota a margine per gli umanamente distratti
E’ già, siamo già in una guerra Russia-Occidente. Se questa guerra ci sarà o no è già domanda senza senso: questa guerra c’è. Non è dato ovviamente sapere come e dove sarà combattuta, con quali armi e quali esiti e tempi. Ma la guerra c’è già e non solo in Ucraina. E’ umanamente comprensibile, anzi è umanissimo distrarsi, distogliersi, cercare di rendersi alieni a questa realtà. Ma la realtà è che siamo dentro ad una guerra che, come ogni guerra, finirà con un vincitore e uno sconfitto. E’ già tempo di attrezzarsi e disporsi per essere l’uno o l’altro.