Ricerca Usa: “Morti materne in netto calo in tutto il mondo”

Un calo significativo, in tutto il mondo del numero delle donne che muoiono di parto. A rivelare il dato, il primo del genere in molti decenni, che fotografa così la società che cambia e il progresso che avanza, è una ricerca pubblicata sulla rivista medica The Lancet, secondo cui il numero delle donne “vittima” del parto e della maternità sarebbe sceso dalle oltre 526 mila del 1980 alle 342.900 registrate nel 2008.

La ricerca. Tanti i motivi del miglioramento, secondo quanto riporta lo studio, che sfida così l’opinione prevalente che vede la mortalità materna come un problema tabù: tra i fattori certamente, un numero di gravidanze più basso in alcuni Paesi, i redditi più elevati, un miglioramento della nutrizione e un migliore e più facile accesso all’assistenza sanitaria. Elementi cui si vanno ad aggiungere una maggiore istruzione femminile e la crescente disponibilità di assistenti preparate ad aiutare le donne durante il parto.

Miglioramenti importanti, in Paesi grandi e popolosi come India e Cina, che hanno contribuito a stroncare il tasso di mortalità a livello mondiale. Un dato che ha provocato però la reazione di alcune associazioni che si occupano di tutela della salute della donna negli Stati Uniti, che hanno tentato di fare pressione perché la rivista ritardasse la pubblicazione dei risultati poiché questi avrebbero potuto “porre in secondo piano l’urgenza della loro causa”.

“Le persone che hanno trascorso molti anni impegnandosi nella causa della salute materna erano comprensibilmente preoccupate che queste cifre potessero distogliere l’attenzione da una questione della quale si occupano con passione”, ha dichiarato il Dott. Richard Horton, editore della rivista, “ma la mia opinione è che questi numeri possono contribuire alla loro causa e non ostacolarla”.

Il dott. Horton ha quindi sottolineato che per il nuovo studio sono stati utilizzati i migliori metodi statistici, più sofisticati rispetto alla precedente analisi portata avanti da un gruppo di ricerca diverso, che aveva stimato un numero maggiore di morti, pari a 535.900 nel 2005. I ricercatori hanno analizzato la mortalità materna in 181 paesi dal 1980-2008, utilizzando informazioni di diverso genere ottenute da ciascun Paese: dagli studi fatti sui registri di morte, ai censimenti, fino alle indagini e alle pubblicazioni sul tema.

I progressi. Tra i paesi più poveri con alti tassi di mortalità, i progressi sono ancora molto variabili: dal 1990 al 2008, ad esempio il tasso di mortalità materna è diminuito dell’8.8 per cento in un anno alle Maldive, ma è aumentato del 5,5 percento nello Zimbabwe. L’Africa Subsahariana ha il più alto tasso di mortalità materna, mentre il Brasile migliora più del Messico e l’Egitto più della Turchia. Sono soltanto sei i Paesi in cui si concentra più della metà di tutti i casi di mortalità materna nel 2008: India, Nigeria, Pakistan, Afghanistan, Etiopia e Repubblica democratica del Congo.

India e Cina. L’India, però ha registrato notevoli e costanti progressi, così come la Cina. In India nel 2008 le morti materne erano tra le 408 e le 1.080 ogni 100.000 nati vivi mentre nel 2008 sono passate tra le 154 e le 395. In Cina i decessi erano tra i 144 e i 187 per 100.000 nati vivi nel 1980, mentre nel 2008 sono passati a una forbice che va dai 35 ai 46.

Numeri significativi, simbolo di un progresso che stenta ancora a farsi avanti con decisione, ma sembra muovere i suoi primi passi nel mondo.

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