TRIPOLI, 2 NOV – ''La Libia e' libera, torniamo a casa''. Non si sente dire altro in fila al check-in del volo Alitalia Roma-Tripoli, il primo dopo otto mesi di sospensione durante i quali nel paese si e' combattuta una feroce guerra di liberazione dalla dittatura quarantennale di Muammar Gheddafi, culminata con la morte del rais. L'Az 868 e' quasi tutto pieno. E la maggior parte dei passeggeri sono libici. Libici emigrati vent'anni fa in Inghilterra o negli Stati Uniti, giovani partiti per andare a studiare all'estero, uomini e donne scappati dalla guerra.
''Ora la Libia e' un Paese libero e noi torniamo a casa. Siamo emozionati'', racconta Kholoud, 20 anni, di Misurata. Parla un inglese perfetto e non torna nella sua terra dallo scorso maggio. Indossa un velo nero che le copre il capo con stampata la bandiera della nuova Libia. Anche Reem (in arabo gazzella) indossa il velo, ma punteggiato di fiori. Non torna a casa da due anni. Era andata a studiare ingegneria elettronica in Scozia. Ora ha deciso di tornare dalla sua famiglia – madre, padre e sette tra fratelli e sorelle – a Sokna, nel deserto, sette ore di macchina da Tripoli. "Mi vengono a prendere le mie zie. Non vedo l'ora di riabbracciare i miei cari. Durante la guerra ci sono stati giorni interi in cui non avevo loro notizie, potevo solo seguire le notizie in tv. E' stata dura". Adesso cerchera' un lavoro, in una citta' vicina al suo paese. "Sono sicura di trovarlo. Adesso e' meglio di prima", dice sorridendo. Si respira ottimismo a bordo dell'aereo dei primi libici che tornano a casa. "Ci aspetta un futuro luminoso, un prossimo futuro", dichiara Yussef Mustapha, imam del centro islamico di Toronto. Lui e' di Misurata e ha visto morire sul campo di battaglia molti dei suoi parenti ma ha fiducia nei giorni che verranno. "Tutti i libici che vivono all'estero torneranno qui, entro otto mesi avremo una nuova costituzione. Gheddafi gestiva il paese per se' e i propri figli e lasciava la gente morire di fame". Quanto al rischio che in Libia prenda il sopravvento l'estremismo islamico l'imam non ha dubbi: "La religione servira' il paese", e non viceversa. Dello stesso avviso l'ambasciatore libico a Londra Mahmud Naku: "Siamo islamici moderati e rimarremo tali". Non c'e' un pericolo Sharia, sostiene. Ma oggi e' un giorno di festa, ai problemi della ricostruzione ci si pensera' domani. Saluta e ringrazia gli ex combattenti che hanno liberato Zintan, sua citta' d'origine, e che sono venuti all'aeroporto militare ad accogliere il volo Alitalia. L'ambasciatore italiano in Libia Giuseppe Buccino Grimaldi sottolinea come oggi sia una giornata importante per le relazioni italo-libiche.
L'Alitalia e' il vettore del primo paese occidentale a riprendere i voli con Tripoli''. Gia' dalla prossima settimana i voli passeranno da quattro a cinque e dal mese prossimo dovrebbe essere agibile l'aeroporto internazionale. Intanto personale Alitalia e' arrivato oggi per formare personale locale. "Si fara' tutto a mano, carta e penna", racconta Edoardo, che assistera' il capo scalo dell'aeroporto militare, "come in Italia negli anni '50".