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Roma, le “compagne” dei sacerdoti al Papa: “La nostra vita nell’ombra”

di Elisa D'Alto |2 Giugno 2010 23:13

Anche in Italia le “compagne” dei sacerdoti che non rispettano il celibato ma non rinunciano al ministero si organizzano. Dopo le analoghe iniziative delle loro colleghe, hanno scritto una lettera a Benedetto XVI che è stata pubblicata sul sito americano “Global post” e in Italia da “Il dialogo. it”. Nella lettera le donne descrivono le loro vite blindate come compagne di preti e chiedono al Papa di considerare che, forse, i loro uomini potrebbero svolgere meglio il loro ministero di presbiteri se vivessero un matrimonio.

“Per riuscire ad essere testimoni efficaci dell’amore hanno bisogno di incarnarlo e viverlo pienamente, così come la loro natura esige”, afferma la lettera. Il celibato obbligatorio, scrivono ancora le donne dei preti, è una “legge umana” che contrasta apertamente con l’esperienza quotidiana di vita dei preti, ma che la chiesa spaccia come “volontà di Dio”. Ne deriva che la maggior parte delle relazioni finisce male. Le donne allora si rivolgono al Papa: “Perchè tutta questa sofferenza in nome dell’amore?”

Il “Global post” ha raccontato le loro storie. Antonella C., 41 anni, è sempre stata impegnata nella vita di parrocchia, quindi non le sembrava strano dover passare molto tempo con E. C., il prete brasiliano col quale guidava il gruppo dei giovani. Una sera del giugno 2006, mentre lo riaccompagnava in canonica, il sacerdote l’ha baciata. “Quella notte gli scrissi una lettera, dicendogli che di sicuro era stato un errore, che avremmo dovuto dimenticare l’accaduto”, racconta Antonella. Quando però si sono incontrati la sera successiva, per “chiarire” la cosa, lui l’ha baciata di nuovo. “Così è cominciata la nostra storia durata due anni e mezzo”. Don C. andava spesso a dormire a casa di Antonella dopo aver svolto le sue attività quotidiane. La donna racconta che lui ha perfino insistito per essere presentato a suo figlio come il suo compagno, non come il parroco locale. “Nella mia famiglia tutti lo conoscevano, perfino mia nonna. Erano tutti cordiali con lui”.

Ad un certo punto, il prete brasiliano furono scoperti: un confratello trovò una delle lettere di Antonella nella casa parrocchiale e riferì ai superiori. Il sacerdote fu quindi trasferito a Roma, non prima però di aver donato perfino “un anello di fidanzamento” alla ragazza sedotta e abbandonata nè più e nè meno di tante altre che intrattengono relazioni con uomini sposati che promettono di lasciare le moglie e invece mollano le amanti.

“E’ qualcosa che accade spesso”, dice Stefania S., 42enne office manager di Roma. “La maggior parte di loro non è pronta a lasciare il ministero per una donna. “Meglio avere entrambe le cose”. Ma il prete amato da Stefania – va rilevato – in realtà “non è mai andato oltre gli abbracci”, e quando, alla fine ha ammesso che tra loro esisteva qualcosa di “reale”, le disse che era finita. B., una donna di 40 anni della Toscana, che ha chiesto di restare anonima, ha raccontato invece che il prete con cui ha avuto una relazione “era critico rispetto al conservatorismo della chiesa e alla disciplina del celibato obbligatorio”. Ma cambiò dopo alcuni mesi, quando il nuovo vescovo gli prospettò nuove opportunità di carriera, che egli ha subito preso in considerazione. Questo però non lo ha spinto a chiudere la storia con B. “Colmavo i suoi vuoti e riempivo le lacune emotive”, racconta la donna. “Non ha mai avuto dubbi, mai drammi interiori”. Nè più e nè meno di tanti uomini sposati a caccia di affetto e forse non solo di sesso in altre alcove.

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