Roma, mercoledì 5 maggio. Dentro lo stadio Olimpico si sta giocando la finale di Coppa Italia, in campo ci sono Roma e Inter. La tensione è alta e la serata si chiuderà con la Coppa ai nerazzurri, calcioni in campo, e undici arresti fuori.
Prima, però, attorno alle 21:40, due ragazzi si avvicinano in motorino allo stadio. La polizia li ferma, nasce un diverbio e uno dei due scappa. Ci va di mezzo l’altro, Stefano Gugliotta, 25 anni, pestato e poi arrestato.
La famiglia del ragazzo, però, non ci sta, anche perchè, secondo loro “Stefano con la partita non c’entrava nulla, stava andando ad una festa”. Esce fuori il video del pestaggio e i Gugliotta lo fanno trasmettere da “Chi l’ha visto”- Risultato: Stefano è ancora in carcere e la polizia lo accusa di aver partecipato agli scontri. Di chi abbia dato quelle botte evitabili, invece, non si sa nulla.
Seattle, Stati Uniti, sabato 8 maggio. C’è una rapina nel quartiere di Westlake. Alla polizia arriva la segnalazione che è stato un ispanico. E i solerti “cops” americani si mettono subito all’opera e fermano un ispanico. Ma c’è un piccolo problema, anzi due: il sospetto non è l’autore della rapina, ma uno che passava là per caso e, soprattutto, uno dei poliziotti intervenuti non parla, preferisce farlo sdraiare in terra e massacrarlo a calci sulla testa.Il tutto condito da insulti razzisti.
Anche a Seattle, come a Roma, c’è chi ha girato il video che poi è finito in tv. Il finale, però, è diverso: il poliziotto volento è stato identificato e sospeso. Non solo: è stata convocata una conferenza stampa e l’agente dal calcio facile, Shandy Cobane, si è scusato in lacrime davanti ai giornalisti. Lacrime che non gli eviteranno provvedimenti disciplinari. Alla poliziotta che era con lui, poi, è stata sospesa la paga.
La violenza di qualche polziotto “fuori di testa”, insomma, è un problema che riguarda tutti i Paesi del mondo. La risposta delle autorità, invece, a volte sembra un po’ troppo diversa.
Quando
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