Spesso gli uomini di potere tentano di iscrivere il loro nome nei paesaggi di un paese grazie alla opere architettoniche. Dai faraoni fino alla democrazia parlamentare la propensione non è mai venuta meno. Se le dittature sono per questo un momento florido (si è detto che le dittature sono redditizie per gli architetti come le democrazie per gli avvocati), è indubbio che anche nei regimi parlamentari il capo del governo tenti spesso di scrivere il suo nome con i mattoni e con l’acciaio. Parigi è ancora segnata dal furore costruttivo di François Mitterrand, presidente della repubblica dal 1981 al ’95. A lui si devono, tra l’altro, la Bibliothèque Nationale, l’Opéra Bastille, la piramide del Louvre.
In Italia Silvio Berlusconi vuole che il suo nome resti legato ad un impresa tecnica come il ponte sullo Stretto di Messina. Il lato personalistico del progetto, sebbene in buona fede minoritario e irrilevante, esiste comunque in filigrana.
Non sorprende sapere che anche in Russia Vladimir Putin ha il suo ponte sullo stretto. In questo caso è lo stretto di Bering, ed il ponte che dovrebbe attraversare quel gigantesco lembo di mare che separa l’Asia (la Siberia) dall’America (l’Alaska).
Il progetto è nei cassetti di politici ed ingegneri da più di un secolo. L’esistenza di una ferrovia che leghi i due continenti ha avuto per anni la carica di un ideale. Alla fine del 1800 i fedeli seguace del progresso immaginavano un mondo interamente unito, collegato in ogni sua parte da ferrovie. In questo contesto culturale, lo zar delle Russie, Nicola II, decise nel 1905 di lanciare la costruzione di un tunnel. Il progetto fallì, spazzato via dalla guerra prima, dalla rivoluzione dopo.
Ancora nel dopoguerra diverse personalità scientifiche riproposero il progetto, visto come un simbolo di pace e cooperazione nei momenti più cupi della guerra fredda. Nessun gesto concreto, a causa della difficile congiuntura, fu però mai intrapreso.
Da qualche anno il ponte sullo stretto sembra une realtà sempre più vicina. Il nuovo “zar” della Russia, Vladimir Putin, ha riesumato l’antico sogno del suoi predecessori. Nell’aprile 2007 è stato annunciato che il governo russo finanzierà un progetto di 65 miliardi di dollari di un consorzio di imprese per la costruzione di un tunnel. Il lavori preliminari sono già iniziati.
Se questa volta il progetto andrà a buon fine il sogno di una schiera di visionari, pacifisti o megalomani, verrà realizzato. Dall’Asia all’America si passerà su una strada.