Russia: “L’avvocato Magnitskei morto in cella è stato quasi torturato”

Sergei Magnitskei

Si riaccendono i fari in Russia sulla controversa morte in carcere, il 16 novembre a Mosca, di Sergiei Magnitskei, avvocato del fondo russo di investimento Hermitage Capital, indagato per una presunta evasione fiscale ma anche testimone chiave di un’inchiesta contro dirigenti del ministero dell’Interno.

Oggi è stato lo stesso Vladimir Lukin, ombudsman per i diritti umani in Russia, a denunciare che il legale è stato detenuto in condizioni “vicine alla tortura”.

“La società è rimasta scioccata dalla morte in un centro di detenzione di un giovane giurista oggetto di una inchiesta per evasione fiscale”, ha scritto Lukin nel suo rapporto annuale pubblicato oggi dall’organo del governo Rossiskaia Gazeta.

“Le sue condizioni nel centro di detenzione provvisoria erano vicine alla tortura”, accusa, senza nominare direttamente Magnitskei. “Tutti i responsabili implicati in questa tragedia hanno dato prova di insensibilità e di non professionalità”, scrive Lukin.

Il 28 maggio, intanto, Antony Mikhael Mcfaul, assistente speciale di Barack Obama per la sicurezza nazionale, ha incontrato a Mosca la madre della vittima porgendole le condoglianze del presidente Usa, come riferisce l’agenzia Interfax.

Dopo le polemiche legate al caso, il leader del Cremlino ha silurato numerosi dirigenti carcerari e modificato la legge, vietando la carcerazione preventiva per chi si macchia di reati economici.

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