Russia, Mosca sotto assedio degli xenofobi: mille fermati

Oltre mille fermati, tremila poliziotti in tenuta antisommossa per le strade, allarmi-bomba, risse, tafferugli, sequestri di armi e coltelli, spari in aria con l’esercito pronto ad intervenire. Mosca oggi, 15 dicembre, si è presentata così: una città sotto assedio per la nuova escalation di sentimenti xenofobi e razzisti degli hooligan che sta dilagando nel paese, estendendosi anche a San Pietroburgo dove la paura di disordini ha visto la polizia schierarsi e fermare un’ottantina di sospetti facinorosi.

Ad accendere la miccia è stato, una decina di giorni fa, l’omicidio di una fan dello Spartak, durante una rissa con un caucasico. Un episodio che da subito si è trasformato in una ‘polveriera’ con i tifosi della squadra che hanno immediatamente iniziato una serie di proteste nazionalistiche, sfociate sabato scorso in violenti scontri con la polizia ed un bilancio di almeno una trentina di feriti.

E proseguite nei giorni scorsi, a suon di slogan razzisti – ”la Russia ai Russi” e ”Mosca ai moscoviti”, i più declamati – e di aggressioni a danno di caucasici e daghestani (un ragazzo l’altro ieri notte è stato ucciso a coltellate). Uno scenario che oggi ha rischiato di ripetersi in quello che sembrava essere un regolamento di conti con le etnie prese di mira dai tifosi. Molti blogger e informazioni raccolte dalla polizia parlavano di un flusso verso la capitale di caucasici.

Già da stamattina la città si preparava alla guerriglia urbana con polizia schierata nei punti nevralgici – in alcune stazioni della metro e in quella ferroviaria di collegamento con le repubbliche del Caucaso – ed il centro storico chiuso. Blindata anche la famosa ‘Piazza Rossa’ e le strade di accesso verso il Cremlino mentre nella giornata si sono diffusi diversi allarmi-bomba, tutti rientrati dopo le verifiche. L’ultimo dopo pranzo quando una telefonata anonima ha segnalato la presenza di un ordigno in un Mc Donald in una zona centrale della città che è stato evacuato, salvo poi veder rientrare l’allerta e archiviare il caso come un ”falso allarme”.

Nel pomeriggio sono iniziati i primi tafferugli, risse e fermi mentre un corteo di 600 persone si è messo in marcia verso il centro città ma è stato fermato dalle forze dell’ordine che lo ha disperso. Alla fine la situazione è tornata all’apparente normalità. ”Sotto controllo ” come si sono affrettate a spiegare fonti della polizia ai media locali. Ma la tensione nella città resta alta, e l’escalation razzista non sembra destinata a placarsi. Tanto da far intervenire ieri anche il Cremlino ed il presidente Dmitri Medvedev con l’annuncio di una linea ‘dura’ e punizioni esemplari per scongiurare quello che rischia di diventare un nuovo ‘pogrom’. Si susseguono intanto gli appelli, soprattutto verso la comunità caucasica, a non uscire di casa e a non rispondere alle provocazioni.

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