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Rutenio 106, la Russia ammette l’esistenza della nube radioattiva

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Rutenio 106, la Russia ammette l’esistenza della nube radioattiva

MOSCA – L’agenzia meteorologica statale russa Rosidromet ha pubblicato oggi, martedì 21 novembre, dati che dimostrano come lo scorso settembre era stata rilevata un’altissima concentrazione di ‘rutenio 106’ nell’area che ospita anche il complesso nucleare Rosatom Mayak negli Urali meridionali.

L’analisi, sottolinea Greenpeace in una nota, coincide con le precedenti scoperte dell’ente di ricerca nucleare francese IRSN e l’agenzia tedesca per la protezione dalle radiazioni BFS. Sulla base di questi dati, Greenpeace Russia invierà una lettera alla procura per richiedere un’indagine sul “possibile occultamento di un incidente radioattivo e per il rilascio di informazioni sullo stato dell’ambiente”.

Per Rosidromet i livelli di rutenio, pur superiori alla norma, “erano ampiamente entro i limiti consentiti”.

“Lo scorso settembre il sistema di monitoraggio automatico ha registrato un incremento di Rutenio-106 in Russia, Polonia, Bulgaria e Ucraina ma la sua concentrazione nel territorio della Federazione Russa era migliaia di volte sotto i livelli di guardia e non ha mai posto rischi per la popolazione”. Rosidromet ha sottolineato che l’agenzia non sta conducendo analisi per rintracciarne la sorgente. “Perché farlo se non vi è pericolo? Lasciamo che lo facciano coloro i quali hanno interesse a farlo”, ha aggiunto.

La Rosatom, il conglomerato atomico russo, proprietaria dell’impianto degli Urali di Mayak, indicato da diverse fonti come il responsabile della contaminazione, ha smentito ogni responsabilità. “Nel 2017 non vi è stata produzione di Rutenio-106 a Mayak, le emissioni nell’atmosfera sono nella norma così come le radiazioni di base”, ha detto la Rosatom in un comunicato.

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