Seattle, il volontario che testa su se stesso il vaccino: "Mi sento fortunato" Seattle, il volontario che testa su se stesso il vaccino: "Mi sento fortunato"

Seattle. Il volontario che testa su se stesso il vaccino: “Mi sento fortunato”

ROMA – Presentarsi volontario per fare da cavia umana e testare il vaccino sperimentale contro il coronavirus non è uno scherzo. Dovremmo idealmente ringraziare giovani come Ian Haydon, 29enne americano esperto in comunicazione scientifica, che è stato selezionato con altri 44 volontari per il cruciale test avviato a Seattle.

Come lui, una madre di famiglia, la 43enne Jennifer Haller. Riceveranno in totale mille dollari (100 dollari a visita): non è per soldi che lo fanno. Vogliono essere utili, poter dire di aver fatto qualcosa contro il morbo.

Ian oggi di prima mattina riceverà la prima dose, fra un mese la prossima. Stiamo parlando di un protocollo di sperimentazione finora eseguito solo sugli animali. Ma Ian non ha paura, anzi, sembra non vedere l’ora. I genitori e la fidanzata, pur preoccupati, appoggiano la sua scelta (sebbene li abbia avvertiti solo dopo la prima vista).

“Ho sentito parlare dello studio da un collega che mi ha riferito del reclutamento. Ho inviato le mie informazioni sanitarie… – ha raccontato al MIT Technology Review Magazine -. Non mi aspettavo di avere notizie, perché avevano migliaia di domande. Ma hanno scelto me. Sono stato visitato e sottoposto ad analisi, e mi hanno spiegato lo studio […] Mi ritengo fortunato a poter fare il volontario per combattere il coronavirus. Sono fortunato ad essere abbastanza sano per partecipare. Sono fortunato ad essere stato selezionato”.

Non hanno paura Ian e gli altri volontari delle conseguenze e dei possibili effetti collaterali, in fondo la sperimentazione resta sempre un’incognita. E i rischi si conoscono: “Il primo è lo shock anafilattico. Un altro piccolo rischio, e non è chiaro se sia rilevante per covid-19, è chiamato antibody-dependent enhancement (il vaccino peggiora il decorso clinico della malattia). È una cosa che stanno valutando. Il terzo livello di rischio è l’imprevisto. Questo esiste per qualsiasi vaccino, in particolare per quelli basati su nuove tecnologie”. (fonte MIT Technology Review Magazine)

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