Seconda Guerra Mondiale, le testimonianze di Paul Newman e del principe Filippo Seconda Guerra Mondiale, le testimonianze di Paul Newman e del principe Filippo

Seconda Guerra Mondiale, le testimonianze di Paul Newman e del principe Filippo

Seconda Guerra Mondiale, le testimonianze di Paul Newman e del principe Filippo impegnati contro il Giappone

Con la resa del Giappone, il 15 agosto 1945, si concluse la Seconda Guerra Mondiale in cui si stima abbiano perso la vita 60 milioni di persone.

In un discorso radiofonico alla Nazione, l’imperatore Hirohito annunciò la decisione di accettare la Dichiarazione di Potsdam o Proclamazione dei termini per la resa giapponese, che poneva fine al conflitto.  

L’atto finale della sanguinosa guerra era stata la distruzione di Hiroshima, il 6 agosto, e Nagasaki tre giorni dopo, con un nuovo e potentissimo tipo di bomba. Si trattava dell’atomica.

Mentre in Europa tre mesi prima i nazisti erano stati sconfitti, nel Pacifico la guerra andava avanti.  

Per il 75° anniversario del VJ Day, la Giornata della Vittoria sul Giappone, il Daily Mail ha pubblicato alcune testimonianze di chi l’aveva vissuto. Tra loro, Paul Newman e il principe Filippo.

Le testimonianze: Paul Newman e il principe Filippo

L’attore Paul Newman, scomparso nel 2008, all’epoca aveva 20 anni, era a bordo come mitragliere di torretta su una portaerei Hollandia a 500 miglia dalla costa giapponese.

Aveva ricordato con parole provocatorie: “So bene tutte le polemiche riguardo a quell’arma ma quella bomba mi ha salvato la vita”.

Nel settembre 1945, il principe Filippo, futuro consorte di Elisabetta II, aveva 24 anni. Era un ufficiale della Royal Navy in servizio come primo tenente e secondo in comando del cacciatorpediniere HMS Whelp.

“Trovarci nella baia di Tokyo e guardare con il binocolo la cerimonia di resa che si svolgeva a 200 metri di distanza dalla corazzata giapponese è stato un grande sollievo.”

Il principe in seguito ha ricordato la fine della guerra: “È stata una sensazione straordinaria. All’improvviso ci siamo resi conto che non dovevamo più oscurare la nave, non dovevamo chiudere i portellini né spegnere le luci. Piccole cose che sommate ci hanno fatto sentire improvvisamente che la vita era cambiata”.

Dopo la resa, HMS Whelp aveva accolto a bordo gli ex prigionieri di guerra dei campi giapponesi.

“Erano scheletrici. Si sono seduti nella mensa e la compagnia della nostra nave ha scoperto che tra loro c’erano anche dei marinai britannici.

“Abbiamo dato loro una tazza di tè ed è stata una sensazione straordinaria. Si sono seduti e piangevano, hanno a malapena bevuto il tè, non riuscivano nemmeno a parlare”. (Fonte: Daily Mail)

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