X

Shalabayeva, espulsione diventa caso politico. Mistero su fax della Farnesina

di Maria Elena Perrero |13 Luglio 2013 9:37

Alma Shalabayeva e la figlia Alua (Foto da Facebook)

ROMA – Caso Ablyazov, la vicenda dell’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov (rifugiato politico nel Regno Unito), Alma e Alua Shalabayeva, diventa un giallo. Prima di tutto politico, con il ministro dell’Interno e vicepremier, Angelino Alfano, che difende la polizia e il presidente del Consiglio, Enrico Letta, che avvia un’indagine interna e poi si rimangia l’espulsione. Peccato che nel frattempo la donna sia agli arresti in Kazakhstan. E poi un giallo diplomatico, innescato da un fax con cui la Farnesina avrebbe negato l’immunità diplomatica della signora, come riporta Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera.

Secondo la cronista del Corriere, infatti, il ministero degli Esteri fu informato sulla prossima espulsione di Alma Shalabayeva, tanto che il Cerimoniale della Farnesina lo scorso 29 maggio inviò, secondo quanto scrive Sarzanini, un fax all’ufficio Immigrazione della Questura di Roma in cui si chiedeva conferma del fatto che la donna godesse dell’immunità diplomatica.

Questo due giorni prima che le due donne venissero rimpatriate a forza su un aereo privato della compagnia austriaca Avcon Jet messo a disposizione dalle autorità diplomatiche a Roma e non, come avviene di solito in questi casi, su un volo di linea.

Sarzanini si domanda quali pressioni da parte delle autorità kazake possano aver messo così tanta fretta alle autorità italiane. Sulla vicenda il prefetto Alessandro Pansa ha aperto un’inchiesta. 

Sarzanini ricostruisce alcuni momenti della storia.

“È l’Interpol, il 28 maggio, a segnalare la presenza di Ablyazov in Italia e sollecitarne l’arresto per una serie di truffe. Il mandato di cattura internazionale firmato dalle autorità kazake e moscovite viene trasmesso alla squadra mobile di Roma con le indicazioni sulla villetta di Casal Palocco (Roma, ndr.) dove l’uomo si sarebbe nascosto. Il capo della mobile Renato Cortese concorda con il questore Fulvio Della Rocca di eseguire l’irruzione appena farà buio. Nella nota viene sottolineato che Ablyazov è «armato e pericoloso», dunque si decide di chiedere rinforzi alla Digos”.

Ma l’uomo non viene trovato. Nessuno, però, avrebbe avvertito la polizia e il ministro dell’Interno Alfano. Viene informato solo l’Interpol. Ma, si domanda Sarzanini, com’è possibile che l’Interpol abbia sollecitato la cattura dell’uomo senza verificare che si trattava di un rifugiato politico?

Nella villetta gli agenti della squadra mobile trovano solo la moglie e la figlioletta di Ablyazov. La donna, Alma Shalabayeva, esibisce un passaporto rilasciato dalla Repubblica del Centroafricana con il suo nome da nubile, Alma Ayan. Ma per gli agenti potrebbe essere falso. Così la trasferiscono nel centro di accoglienza di Ponte Galeria. Lì la signora spiega di godere dell’immunità diplomatica.

Continua Sarzanini:

La mattina del 29 maggio il dirigente dell’ufficio Immigrazione Maurizio Improta chiede conferma al Cerimoniale della Farnesina, come prevede la prassi. La risposta arriva poche ore dopo. Il fax è firmato dall’addetto Daniele Sfregola. Attesta che la signora non gode di alcuna immunità. Precisa che era stata candidata dall’ambasciata del Burundi a diventare console onorario per le regioni del sud Italia, ma che quella candidatura era stata successivamente ritirata. Il ministero degli Esteri ha dunque svolto ricerche sul nominativo. Possibile non abbiano scoperto la circostanza più importante, cioè che si trattava della moglie di un rifugiato politico?

Sulla questione netta la presa di posizione dell’avvocato della signora Shalabayeva, Riccardo Olivom che scrive, come riportato da Sarzanini:

“Alla signora Shalabayeva e a sua figlia Alua sono stati rilasciati dalle competenti Autorità britanniche, in data 1 agosto 2011, regolari permessi di soggiorno, con validità sino al 7 luglio 2016. A seguito di segnalazioni della Polizia Metropolitana di Londra, circa la sussistenza di un concreto ed imminente pericolo per l’incolumità sua e della famiglia e dell’impossibilità per la stessa Polizia di garantire loro un’effettiva e continua protezione onde evitare che Ablyazov venisse assassinato sul territorio Britannico, la signora Shalabayeva, pur in possesso dei permessi di soggiorno britannici, ha deciso di allontanarsi dal Regno Unito. Dopo un periodo in Lettonia, si è trasferita in Italia, facendo ingresso dalla frontiera con la Svizzera, nell’estate del 2012. A partire da tale momento dunque viveva sul territorio italiano, e più precisamente in una villa in affitto a Casal Palocco, con la figlia Alua, unitamente ad alcuni collaboratori domestici. La signora Shalabayeva ha condotto nel territorio italiano una vita assolutamente normale, non ha mai avuto alcun problema con le Autorità italiane, ed ha iscritto la propria figlia Alua ad una scuola di Roma, che ha frequentato regolarmente”.

Scelti per te