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Silvia Romano libera: “Mi sono convertita all’Islam spontaneamente. Nessun matrimonio”

di redazione Blitz |11 Maggio 2020 8:04

Silvia Romano (nella foto Ansa) libera: "Mi sono convertita all'Islam spontaneamente. Nessun matrimonio"

ROMA  –  “Sono serena. Durante il sequestro sono stata trattata sempre bene. La mia conversione all’Islam è stata spontanea. In questi mesi sono stata trasferita frequentemente e sempre in luoghi abitati e alla presenza degli stessi carcerieri. Mi hanno assicurato che non sarei stata uccisa e così è stato”: Silvia Romano ha ricostruito i suoi mesi di sequestro al pm di Roma Sergio Colaiocco e agli inquirenti del Ros nel corso dell’audizione durata circa 4 ore e svolta in una caserma dell’Arma a Roma.

La giovane cooperante ha parlato della propria conversione all’Islam, “spontanea e non forzata”, ha spiegato: “E’ successo a metà prigionia, quando ho chiesto di poter leggere il Corano e sono stata accontentata. Grazie ai miei carcerieri ho imparato anche un po’ di arabo. Loro mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura. Il mio processo di riconversione è stato lento in questi mesi”. 

Romano ha negato di aver contratto matrimonio: “Non c’è stato alcun matrimonio né relazione, solo rispetto”, ha detto durante l’audizione.

“Mi sono spostata con più di un carceriere in almeno quattro covi, che erano all’interno di appartamenti nei villaggi – ha ricordato Romano – Loro erano armati ed a volto coperto, ma sono sempre stata trattata bene ed ero libera di muovermi all’interno dei covi, che erano comunque sorvegliati.  

Silvia Romano, il rientro in Italia

Il rientro in Italia di Silvia Romano è avvenuto via Gibuti, con un Falcon dell’intelligence che è atterrato all’aeroporto militare di Ciampino alle 14 di domenica 10 maggio. 

La ragazza è scesa dal velivolo con guanti e mascherina anti-coronavirus e indossando un “jilbab”, abito tradizionale somalo senza un forte connotato religioso ma comunque di uso comune in ambienti dove è diffusa la fede islamica.

Arrivata nella sala d’ingresso, accompagnata da due agenti a volto coperto, si è stretta alla madre e alla sorella, poi al padre, che l’ha accolta con un inchino, prima di stringersi a lei, tra le lacrime di felicità.

“Sono stata forte”, ha detto ai genitori, in apparente buona salute, ed ha ringraziato “le istituzioni”.

Conte, dopo averla salutata, ha detto che “in questo momento di grande difficoltà” è arrivato un “segnale che lo Stato c’è”.

E “quando lavoriamo coesi e concentrati ce la facciamo sempre”, ha aggiunto il premier, ringraziando i servizi, la Farnesina, Di Maio e le autorità giudiziarie.

Silvia si è poi diretta nella caserma dei Ros per incontrare il pm della Procura di Roma Sergio Colaiocco e l’antiterrorismo dei carabinieri, che in questi mesi hanno svolto le indagini sul suo sequestro, avvenuto il 20 novembre 2018 in un villaggio in Kenya, dove la 25enne milanese si occupava di bambini per conto di una onlus.

Finora sembra certo che sia stata rapita su commissione, da un gruppo di criminali comuni locali assoldati dai jihadisti somali di al Shabaab o comunque da un gruppo a loro affiliato.

Anche perché il suo passaggio oltre confine sarebbe stato quasi immediato: “In questi mesi sono stata trasferita frequentemente, sempre in luoghi abitati, sempre alla presenza degli stessi carcerieri”, ha raccontato ai magistrati.

Gli Shabaab, che vogliono instaurare la sharia in Somalia, da anni sono relegati nelle zone rurali del sud del Paese e conducono la loro campagna attraverso attentati, per destabilizzare le fragili istituzioni.

Così un ostaggio straniero rappresenta una preziosa merce di scambio per finanziarsi. (Fonte: Ansa e Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev)

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