A Singapore, Gaiyathiri Murugayan è stata condannata a 30 anni di carcere per aver torturato, affamato e poi ucciso la collaboratrice domestica birmana Piang Ngiah Don, di 24 anni.
Murugayan si è dichiarata colpevole di omicidio colposo. Sulla sua testa pendevano 28 accuse relative all’abuso nei confronti di Piang Ngiah Don, sottoposta a 14 mesi di percosse culminate con la sua morte nel 2016.
Le violenze nei confronti della giovane domestica uccisa
Gli abusi inflitti alla giovane domestica, che doveva prendersi cura dei due figli della donna, sono state ripresi dalle telecamere a circuito chiuso installate nell’abitazione dell’aguzzina.
Tra le tante umiliazioni e torture, la giovane è stata calpestata, percossa con la scopa e bruciata con un ferro da stiro.
Alla collaboratrice domestica era permesso di dormire solo cinque ore a notte e le veniva dato pochissimo cibo.
Quando è morta, nel luglio 2016, dopo essere stata aggredita per diverse ore da Murugayan, pesava solo 24 chilogrammi, ovvero il peso medio di una bambina di sette anni.
Il processo per la collaboratrice domestica uccisa a Singapore
La difesa, nel tentativo di evitare l’ergastolo aveva presentato un’ulteriore richiesta di mitigazione della pena.
Il giudice See Kee Oon, che ha definito “orribile” il caso, l’ha condannata a 30 anni di carcere a partire dalla data del suo arresto avvenuto nel 2016.
“Era consapevole delle sue azioni e determinata nella condotta. Aveva la capacità di comprendere ciò che stava facendo. L’abietta crudeltà dell’imputata rappresenta per la società un oltraggio e un orrore”.
Ma tenendo conto del disturbo ossessivo compulsivo dell’imputata e della depressione post partum, il giudice ha affermato che l’ergastolo non fosse una giusta e appropriata punizione.
Le violenze in casa sulla giovane domestica uccisa
Nel 2015, la collaboratrice domestica era stata assunta da Murugayan e il marito, un agente di polizia, affinché badasse alla loro figlia di quattro anni e al figlio di un anno.
Murugayan quasi ogni giorno, spesso più volte in una giornata, aggrediva fisicamente la vittima e in alcune occasioni al pestaggio aveva partecipato la madre di 61 anni della datrice di lavoro.
L’avvocato di Murugayan, Joseph Chen, aveva chiesto una condanna da otto a nove anni, sostenendo che lo “stress” aveva trasformato una mamma in difficoltà in una donna violenta.
L’attenuante dei disturbi psichiatrici della donna
Chen ha detto che un familiare ha chiesto di presentare un ricorso per ottenere una pena detentiva da 15 a 16 anni in modo che dopo il rilascio dal carcere le rimanga del tempo da trascorrere con i figli.
“Le persone con disturbi psichiatrici guardano le situazioni in modo diverso, non riescono a uscirne”, ha detto a Reuters.
Singapore ospita circa 250.000 lavoratori domestici che nella maggior parte provengono da Paesi asiatici più poveri, e le storie di maltrattamenti sono frequenti.