BEIRUT – La Siria e' in lotta contro i terroristi e se la comunita' internazionale interverra' si scatenera' il caos in tutto il Medio Oriente. Nella minaccia pronunciata oggi dal presidente Bashar al Assad ci sono alcune parole chiave degli incubi occidentali: terrorismo, Afghanistan, islamismo.
All'indomani di nuovi pesanti scontri tra militari governativi e disertori, che avrebbero causato un numero imprecisato di vittime, e nel giorno in cui a Doha, in Qatar, la delegazione siriana e' attesa a dare una risposta al tentativo di mediazione della Lega Araba, il rais di Damasco ha avvertito che un'azione dell'Occidente contro la Siria causerebbe un ''terremoto'' e ''metterebbe a fuoco l'intera regione''.
''Volete vedere un altro Afghanistan? O decine di Afghanistan?'', ha chiesto retoricamente in una intervista concessa al britannico Sunday Telegraph. I Paesi occidentali, ha affermato Assad, ''aumenteranno la pressione'', ma ''la Siria e' completamente diversa da Egitto, Tunisia, Yemen. La storia e' diversa, la politica e' diversa''.
''La Siria – ha aggiunto – e' ora il fulcro della regione. E' la sua linea di faglia, e se si gioca con la terra si causa un terremoto…''. ''Qualsiasi problema con la Siria mettera' a fuoco l'intera regione. Se il piano e' di dividere la Siria, si dividera' l'intera regione''.
Secondo il nuovo bilancio dettagliato diffuso stasera dagli attivisti anti-regime sul sito Internet del Centro di documentazione delle violazioni in Siria, almeno sei civili sono stati uccisi oggi dalle forze lealiste nelle regioni centrali di Hama e Homs (anche una giovane di 22 anni, colpita al petto dagli spari di un cecchino), in quella meridionale di Daraa e in quella nord-occidentale di Idlib.
Sale cosi' a oltre 60 il numero dei civili morti da venerdi' scorso. Nella tarda serata di ieri era giunta la notizia dell'uccisione di una ventina di militari, tra governativi e disertori, nella regione di Idlib.
Nell'intervista al Telegraph, al Assad ha ammesso che le forze di sicurezza hanno compiuto ''molti errori'' nella prima fase della protesta, ma ha dichiarato che ora prendono di mira ''soltanto i terroristi''.
Il presidente siriano ha dichiarato di aver agito in modo diverso da altri leader arabi. ''Non abbiamo scelto di continuare a governare con ostinazione, dato che sei giorni dopo l'inizio (delle proteste) ho dato il via alle riforme''. Assad ha definito la ribellione come ''una lotta tra islamismo e pan-arabismo'' e ha aggiunto: ''Abbiamo iniziato a combattere contro i Fratelli Musulmani negli anni '50 e ci stiamo ancora battendo contro di loro''.
In serata si e' intanto aperta a Doha l'attesa riunione tra delegazione siriana e la commissione ministeriale della Lega Araba. Secondo la tv panaraba al Jazira, basata proprio in Qatar, l'incontro si e' aperto in un clima teso e di sfida. In particolare, dopo il botta e risposta della vigilia tra membri della Lega Araba che hanno condannato il bagno di sangue compiuto ieri e venerdi' in Siria dalle forze lealiste, e la delegazione di Damasco che si e' detta sorpresa del fatto i ministri arabi basino le loro valutazioni su menzogne diffuse da media che incitano alla violenza.
L'organizzazione interaraba aveva oggi avvertito la Siria del rischio di una internazionalizzazione della crisi, ovvero di un inasprimento delle misure restrittive occidentali, non escluso il ricorso al Consiglio di sicurezza dell'Onu dove i veti di Russia e Cina non sono piu' scontati.
L'inviato di Pechino in Medio Oriente, Wu Sike, dal Cairo ha oggi ribadito le condizioni cinesi al sostegno del regime siriano: la repressione non puo' continuare e il presidente deve rispondere alle aspirazioni e alle richieste legittime del popolo.