Siria, continuano le proteste: ucciso un oppositore curdo

BEIRUT, 7 OTT – Nella Siria scossa da 32 settimane consecutive di proteste e repressioni, il nord-est a maggioranza curda è stato teatro questa sera di un omicidio mirato contro un capo dell'opposizione curda e membro del neonato Consiglio nazionale siriano (Cns), piattaforma di dissidenti in patria e all'estero.

Da Ginevra, il Comitato dell'ONU per i diritti dell'infanzia ha intanto annunciato che l'uccisione di 187 bambini dalle forze fedeli al presidente Bashar al Assad.

La lista con i nomi delle vittime in possesso del Comitato va dal 15 marzo, primo giorno di proteste, al 22 settembre scorso. Dal canto loro, i comitati di coordinamento locale degli attivisti forniscono una lista aggiornata, a questa sera, di 207 bambini uccisi, in un totale di 3.327 persone morte, di cui 13 solo oggi.

Il governo di Damasco ha invece, sempre oggi, denunciato l'uccisione di 1.100 agenti di sicurezza, portando a circa 1.800 il bilancio totale ufficiale dei morti, di cui "700 civili".

Sul terreno, a Darbasiye, località del nord-est curdo confinante con Turchia e Iraq, è stato freddato da sicari Mishaal Tammo, 53 anni, fondatore di un partito curdo che non rivendicava la creazione di una regione autonoma all'interno dei confini nazionali siriani.

Testimoni oculari e attivisti hanno subito accusato i servizi di sicurezza di Damasco, affermando che Tammo è stato ucciso da quattro uomini armati, col volto coperto da passamontagna e che hanno fatto irruzione a casa sua, ferendo il figlio e un'altra attivista.

L'agenzia ufficiale Sana ha attribuito la responsabilità dell'agguato a uomini armati che hanno aperto il fuoco contro la vettura di Tammo mentre erano a bordo di un auto nera.

L'oppositore curdo, in carcere per tre anni dal 2008, era scampato a un altro attentato lo scorso 8 settembre. Dopo la diffusione della notizia della sua morte, centinaia di curdi di Qamishli, Hasake e Darbasiye si sono riversati in strada.

Poche ore prima, sempre secondo attivisti, Riyad Seif, 65 anni, altro noto oppositore, ex deputato siriano più volte in carcere, è stato ricoverato in ospedale dopo esser stato picchiato da agenti della sicurezza di fronte a una moschea nel cuore di Damasco.

Migliaia di siriani hanno oggi tentato di riunirsi in cortei e sit-in ma sono stati ostacolati da un massiccio dispiegamento di forze di polizia a Banias, Latakia, Homs, Hama, Damasco e nei suoi sobborghi e in altre località. La tv al Jazira, citando attivisti, ha riferito di una ventina di morti in tutto, mentre il Centro di documentazione delle violazioni in Siria ha stilato una lista dettagliata di 13 uccisi alle 21 locali (le 20 in Italia): oltre a Tammo, 6 morti nella regione di Homs, 4 a Duma a nord della capitale, uno a Idlib nel nord-ovest e un soldato a Latakia, principale porto siriano.

A Daraa, nell'estremo sud, manifestanti hanno bruciato bandiere di Russia e Cina, membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che nei giorni scorsi avevano posto il veto a una blanda risoluzione di condanna della repressione in corso in Siria. E da Mosca è arrivata in serata la condanna per l'attacco, compiuto da ignoti nella notte tra il 4 e il 5 ottobre scorsi, di un ufficio di rappresentanza a Homs della società energetica russa Stroytransgaz.

Se la Russia, tradizionale alleato di Damasco, ha oggi accusato esplicitamente l'opposizione siriana di esser dietro l'assalto armato che non ha comunque causato feriti, il presidente Dmitri Medvedev ha per la prima volta paventato l'ipotesi di una transizione di potere.

"Lavoriamo attivamente con i responsabili siriani perché avviino le riforme. Ma se non sono in grado, devono andarsene. Sarà comunque il popolo e il regime a decidere – ha precisato Medvedev – non certo la Nato o alcuni Paesi europei".

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