Siria, Domenico Quirico in mano criminalità. Nessun contatto per Paolo Dall’Oglio

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Agosto 2013 - 23:54| Aggiornato il 9 Agosto 2013 OLTRE 6 MESI FA
Domenica Quirico

Domenica Quirico (LaPresse)

BEIRUT – Crescono le speranze per una liberazione in Siria dell’inviato della Stampa Domenico Quirico, che si pensa essere nelle mani di criminali comuni, mentre non vi sono ancora “contatti diretti” con il gruppo jihadista ritenuto l’autore del sequestro del padre gesuita Paolo Dall’Oglio.

Questo, secondo fonti qualificate, quanto detto al Copasir dal direttore del Dis Giampiero Massolo sui due italiani scomparsi nel Paese in preda al conflitto civile.

Per quanto riguarda la sparizione dei due italiani, Massolo avrebbe sottolineato che la vicenda di Quirico, scomparso il 9 aprile, dopo essere arrivato dal Libano, è meno complicata rispetto a quella di Dall’Oglio. Il giornalista, infatti, sarebbe in mano ad un gruppo della criminalità ordinaria con il quale sarebbe già da tempo in corso una trattativa per la liberazione. I servizi d’Intelligence italiani hanno invece ormai la certezza che il sacerdote gesuita sia in mano ad una filiale locale di Al Qaida chiamata ‘Emirato di Tal al Abiad’ e il suo sequestro sarebbe legato all’attività che stava svolgendo in Siria. Al momento si sta dunque lavorando, anche con i servizi alleati e con gli 007 siriani, per stabilire un contatto diretto con il gruppo.

Al Copasir Massolo avrebbe riferito che l’ultimo contatto con Dall’Oglio risale a sabato 27 luglio, quando il gesuita inviò una mail alla famiglia dalla città di Raqqa, nel nord della Siria. Il suo sequestro sarebbe dunque avvenuto tra domenica e lunedì, durante il viaggio verso una località sconosciuta lungo il fiume Eufrate. Secondo alcuni attivisti che lo hanno accompagnato in Siria dalla Turchia, in quel luogo Dell’Oglio avrebbe dovuto incontrare Abu Bakr al-Baghdadi, capo dello Stato islamico in Iraq e nel Levante, l’organizzazione di Al Qaida a cui e’ collegato il Fronte al-Nusra, principale forza jihadista dell’insurrezione siriana.

Secondo le stesse fonti, il gesuita doveva negoziare il rilascio di alcuni ostaggi e una tregua nei combattimenti tra jihadisti e milizie curde.