DAMASCO – L’Isis è sconfitto, ma la guerra in Siria è lungi dal finire. Una “morte lenta e dolorosa” attende, secondo l’Onu, gli oltre 800 civili siriani gravemente feriti dai bombardamenti governativi sulla Ghouta, a est di Damasco, mentre emergono bilanci impressionanti delle vittime dell’inasprimento dell’offensiva militare sull’area assediata. Sempre le Nazioni Unite riferiscono di 346 persone uccise e 878 ferite nelle ultime due settimane, mentre fonti mediche locali parlano di “250 civili” uccisi da lunedì a mercoledì 21 febbraio.
Il dramma dei civili assediati si profila, seppure su scala e gravità inferiore rispetto alla Ghouta, anche nel nord-ovest, dove la Turchia prosegue le operazioni militari contro l’enclave curda di Afrin, al centro da giorni di un’intensa attività politico-diplomatica che coinvolge in prima persona la Russia, assieme alla stessa Turchia e all’Iran.
Sulla Ghouta, dove rimangono circa 400mila civili e che è controllata da gruppi armati sostenuti a vario livello da Arabia Saudita, Qatar e Turchia, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha chiesto un’immediata sospensione di ogni attività bellica.
II coordinatore umanitario regionale dell’Onu, Panos Moumtzis, ha descritto la situazione nella Ghuta orientale come “oltre l’immaginabile”. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) ha riferito dell’uccisione nelle ultime 48 ore di oltre 250 civili, tra cui 57 minori – inclusi bambini anche molto piccoli – e una trentina di donne.
Ci sono centinaia di feriti, afferma l’Ondus, in gravi condizioni mediche. L’aviazione e l’artiglieria governative hanno colpito ripetutamente anche cliniche, ospedali, dispensari, rifugi. E mentre la Russia, forte alleato del governo siriano, smentisce di partecipare ai raid sulla Ghouta, l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha comunicato che negli ultimi due giorni nell’area assediata sono stati colpiti sei ospedali, provocando “decine di morti” e lasciando senza assistenza migliaia di persone. Per questo la Croce Rossa internazionale ha chiesto che i civili feriti possano essere soccorsi.
“I feriti stanno morendo semplicemente perché non possono essere curati in tempo”, ha detto Marianne Gasser, la responsabile della Croce Rossa in Siria. Le ha fatto eco l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, secondo cui i feriti devono “affrontare una morte lenta e dolorosa”.
Dall’enclave curda di Afrin giungono invece notizie dell’uccisione solo mercoledì di 14 civili in bombardamenti turchi nell’area controllata dal Pkk siriano. Il giorno prima un’avanguardia di miliziani filo-governativi siriani, sostenuti dall’Iran, avevano fatto la loro apparizione mediatica ad Afrin e dintorni per dimostrare come Damasco sia interessata a “proteggere le comunità locali”. Ma l’offensiva turca non si è arrestata e le forze di Ankara e le milizie arabo-sunnite alleate hanno allargato il controllo delle zone frontaliere, di fatto stringendo d’assedio la zona di Afrin.