Siria, le violenze sconfinano in Libano. Scontri tra milizie

BEIRUT, 14 MAG – Miliziani che sparano con i loro Kalashnikov correndo tra le case, razzi che piovono in aree abitate da civili costretti a fuggire. Sono immagini che rievocano l'incubo della guerra civile quelle che arrivano da Tripoli, nel nord del Libano, dove almeno cinque persone sono morte e una cinquantina sono rimaste ferite negli ultimi tre giorni in scontri tra musulmani sunniti e alawiti, rispettivamente oppositori e sostenitori del regime siriano del presidente Bashar al Assad.

Armi automatiche e lanciarazzi Rpg sono stati usati in una battaglia tra gli schieramenti rivali cominciata sabato, quando attivisti sunniti hanno reagito all'arresto di un loro leader, Shadi al Mawlawi, accusato di contatti con un ''gruppo terroristico armato''. Ma i suoi sostenitori affermano che la sua unica colpa e' quella di appoggiare l'opposizione siriana.

Nella giornata di lunedi i mezzi d'informazione libanesi danno notizia di due morti: un uomo colpito nelle prime ore del mattino da un proiettile mentre si trovava sul balcone di casa sua e un altro ucciso piu' tardi nel quartiere di Jabal Mohsen, a maggioranza alawita. I combattimenti vedono contrapposti miliziani di questo quartiere e di quello confinante di Bab al Tabaneh, a maggioranza sunnita.

L'esercito, che impiega mezzi blindati, sta cercando di riprendere il controllo di queste aree, grazie ai rinforzi ricevuti nelle ultime ore. Ma la situazione e' ancora molto tesa, mentre un sit-in contro l'arresto di Mawlawi e' in corso sulla centrale Piazza Nur, lontano dai due quartieri epicentro dei combattimenti, che sono in periferia.

Le tensioni tra sunniti e alawiti covano da mesi a Tripoli e a Beirut e' forte il timore che le violenze in Siria, che sulle vicende libanesi continua ad avere un'influenza molto forte, possano propagarsi al Paese dei Cedri.

Domenica il primo ministro Najib Miqati, alla guida di un governo filo-siriano, ha visitato Tripoli, di cui e' tra l'altro originario, e il presidente Michel Sleiman ha esaminato la situazione in un incontro con il ministro dell'Interno Marwan Charbel. ''Tutte le parti – ha affermato Sleiman – devono essere consapevoli del pericolo di creare instabilita' in Libano''. Anche l'ex primo ministro Saad Hariri, ostile al regime di Damasco, ha lanciato un appello alla calma per evitare ''il caos''.

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