Siria, giallo sul vice di Assad: “Ha tentato la fuga”? Via a missione Brahimi

Faruq al-Sharaa (Lapresse)

DAMASCO – Giallo sul numero due del regime siriano, il vicepresidente Faruq al-Sharaa. Secondo la Tv panaraba al-Arabiya l’uomo avrebbe tentato la fuga in Giordania, poi smentita dalla Tv di Stato.

Ma successivamente la tv araba cita fonti dell’opposizione secondo le quali, Sharaa, sarebbe agli arresti domiciliari per aver tentato di disertare. Con lui anche due alti ufficiali del regime. Ma da Damasco l’ufficio di Sharaa smentisce: “Il vicepresidente – afferma – è nella capitale e prosegue il suo lavoro”. Intanto è iniziata la smobilitazione degli osservatori Onu in Siria.

Da giorni, in verità, si parla di una fuga del vicepresidente. Venerdì sempre Al Arabiya parlava di un appello del numero due della Siria all’esercito affinché “si unisse alla rivoluzione”. Ma la notizia era stata subito smentita e la diserzione attribuita al cugino del vicepresidente.

Al Sharaa, 74 anni, vicepresidente dal 2006, è una delle figure chiave del regime siriano. Tra i suoi numerosi incarichi figura anche quello di ambasciatore a Roma, la nomina risale al 1974. Secondo quanto riporta al Arabiya, Sharaa sarebbe arrivato in Giordania passando dalla sua città natale, Daraa, circa 100 km a sud della capitale Damasco.

Intanto la Russia, il più agguerrito alleato di Bashar Al-Assad ha bocciato ogni ipotesi di no-fly zone sui cieli di Damasco. Secondo il ministro degli esteri Sergei Lavrov è una “proposta inaccettabile che viola la carta Onu”.

E proprio dal Palazzo di Vetro arriva la prima dichiarazione di Brahimi, nuovo inviato speciale per la Sira di Onu e Lega Araba: “Il popolo siriano non è solo”, ha detto. E promette: “Non c’è dubbio che non sarà in grado di fare nulla senza il sostegno e la cooperazione dei siriani. Ma la missione per la soluzione diplomatica della crisi va portata avanti”. Mentre Brahmini pronunciava le sue prime parole, gli osservatori Onu hanno cominciato la smobilitazione della missione a Damasco.

Il capo della missione di osservatori, il generale Babacar Gaye, ha accusato oggi le forze di Assad e i ribelli di non garantire affatto la protezione dei civili in Siria dove gli scontri e i bombardamenti provocano decine di morti al giorno. ”Entrambe le parti hanno obblighi derivanti dal diritto umanitario internazionale per garantire che i civili siano protetti – ha detto – Ma questi obblighi non sono rispettati”.

Le dichiarazioni di Gaye giungono due giorni dopo la decisione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di non prolungare la missione degli osservatori, che si trovano in Siria da aprile, e il cui mandato scade domani a mezzanotte. La missione Onu, che include 300 osservatori militari, e’ stata dispiegata nel quadro di un piano di pace in sei punti dell’ex mediatore internazionale per la Siria, Kofi Annan, per monitorare il cessate il fuoco previsto dal piano che pero’ non e’ mai stato rispettato.

”Il risultato è una intensificazione delle violenze”, ha detto Gaye. Il generale senegalese ha sottolineato che l’Onu rimane impegnata nella ricerca di una soluzione per la Siria. ”Le Nazioni Unite non lasceranno la Siria. Continueremo a cercare una soluzione per passare dalla violenza al dialogo”, ha spiegato senza precisare sotto quale forma l’Onu rimarrà nel Paese.

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