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Siria. Con Muhammad Najem e gli altri teenager, la guerra in un video

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Con Muhammad Najem e gli altri teenager, la guerra in Siria nei video

ROMA – Pareti sventrate, calcinacci sui balconi, finestre come buchi neri; in sottofondo stridio d’uccelli, rotto da colpi di mortaio e raffiche di armi automatiche: sono immagini dall’ultimo video di Muhammad Najem, “testimone 15enne – così sul suo profilo Twitter – della guerra nella Ghouta orientale”.

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Il filmato, si precisa nel messaggio che lo accompagna, è stato girato ieri mattina a Idlib: la città del nord della Siria, racconta Muhammad, dove è riuscito a rifugiarsi dopo aver perso il padre, la casa, la scuola e gli amici. Nel video il ragazzo si riprende con lo smartphone, ruotando lentamente il braccio fino a coprire un arco di 180°: non parla, ma mostra tutto quello che dal suo balcone si riesce a vedere. A volte Muhammad si riprende con la mano sul volto, come sgomento per l’orrore.

Su Twitter, oggi, ha oltre 26mila seguaci. Così tanti e per aggiornamenti così regolari che a occuparsi di lui sono state emittenti internazionali come ‘Cnn’ e ‘Al Jazeera’. Di recente, l’emittente del Qatar ha dedicato un servizio ai “sopravvissuti adolescenti della guerra che usano Facebook, Twitter e altri social media per chiedere aiuto a chiunque voglia ascoltarli”.

Testimonianze video di chi è scampato alle bombe sono state pubblicate ancora oggi, ad esempio dalla ‘Bbc’. L’emittente britannica intervista Masa, una bambina che presenta come “sopravvissuta al sospetto attacco chimico di Douma”, in quella Ghouta orientale dalla quale Muhammed è fuggito giorni fa. Nel video, nella parte finale, sono inserite immagini delle conseguenze del raid. Si vedono bambini soccorsi da medici e sottoposti a getti d’acqua. Si strofinano gli occhi, irritati forse da sostanze tossiche.

A questo punto del filmato però, in alto a destra dello schermo, compare un’avvertenza: “Video dell’opposizione siriana”. Ennesima conferma, dopo le accuse della Russia di “messinscena” di “servizi stranieri” e in attesa delle verifiche dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), di come la guerra in Siria sia anche guerra di immagini e di propaganda.

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