Siria. Proteste all’università di Damasco, Banias assediata

Pubblicato il 11 Aprile 2011 - 19:23 OLTRE 6 MESI FA

BEIRUT – Per la prima volta dall’inizio delle proteste anti-regime in Siria circa un mese fa, decine di studenti dell’università di Damasco si sono mobilitati in un campus nel cuore della capitale, dove si è diffusa la notizia non confermata dell’uccisione di un giovane manifestante, mentre l’esercito continua a esser schierato in modo massiccio dentro e fuori la città costiera di Banias, teatro da sabato notte dell’uccisione di quattro civili e di nove militari.

In un Paese dove da quarant’anni anche gli atenei sono dominati dal partito Baath, al potere da mezzo secolo, gli studenti della facoltà di Medicina e di quella di Legge di Damasco hanno tentato oggi di radunarsi all’interno dei rispettivi campus nel centrale e affollato quartiere di Baramke, poco lontano dal ministero degli interni.

Secondo testimoni, almeno una decina di giovani sono stati arrestati dalle forze di sicurezza, mentre uno studente sarebbe stato ucciso in non meglio precisati scontri con lealisti armati, che hanno inscenato una contro-manifestazione immediatamente dopo l’avvio della mobilitazione anti-regime. Dieci organizzazioni umanitarie siriane hanno intanto stamani chiesto che venga aperta un’inchiesta indipendente e trasparente su quanto avvenuto nelle ultime 48 ore a Banias, porto a nord-ovest di Damasco, abitato in prevalenza da sunniti ma circondato da montagne a maggioranza alawita e che ospita una delle due raffinerie di petrolio del Paese. L’agenzia ufficiale siriana Sana ha riferito della morte di nove tra ufficiali e sottufficiali dell’esercito regolare, freddati in un ”agguato compiuto da un gruppo armato nascosto tra la vegetazione e gli edifici”. Banias è il luogo di origine dell’ex vice presidente Abdel Halim Khaddam, in esilio da sei anni, e il quotidiano filo governativo al Watan accusa direttamente Khaddam e i suoi seguaci di aver scatenato ”una vera e propria battaglia” con armi ”fatte arrivare via mare dal vicino Libano”. I residenti di Banias affermano che a scatenare le violenze sono invece state le squadre di ”shabbiha”, membri di bande armate fedeli al regime che aprono il fuoco dall’interno di auto con i vetri scuri, come quelle solitamente usate dagli agenti della polizia segreta e da anni note come ”shabah” (fantasmi).

”Tutto è cominciato sabato sera – racconta un abitante di Banias all’edizione odierna del quotidiano panarabo Asharq al Awsat – quando da un sit-in nel centro e dai tetti delle case la gente ha iniziato a invocare la caduta del regime”. I carriarmati dell’esercito sono arrivati con l’oscurita’, ”quando avevano gia’ interrotto le linee telefoniche fisse e quelle cellulari e avevano tolto l’elettricità alla città”.

”Quando il commissariato e i vari posti di polizia si sono svuotati, abbiamo capito che ci dovevamo preparare al peggio – continua il racconto – e in ciascun quartiere sono stati formati dei comitati popolari per difenderci dalle aggressioni. Queste sono cominciate poco prima della preghiera dell’alba, attorno alle tre del mattino”. ”Gli shabbiha sono apparsi a bordo di sette auto e si sono messi a sparare sui manifestanti riuniti nella moschea Abu Bakr Siddiq”, ha proseguito il testimone.

”Poi sono fuggiti, ma noi sappiamo chi sono, e abbiamo preso i numeri di targa. Sono gente delle montagne, venuti da fuori. Sono bande del regime”. Secondo le organizzazioni umanitarie siriane, a Banias sono stati uccisi quattro civili. La citta’, dove oggi si sono tenuti i funerali delle vittime di ieri, rimane anche oggi assediata da una trentina di blindati e due parenti dell’ex vice presidente Khaddam sarebbero stati arrestati. E da oggi molti quartieri centrali di Damasco sono tappezzati di manifesti giganti, dai colori vistosi, che avvertono i cittadini di fare attenzione ai ”segnali della divisione confessionale (fitna)” e li invitano ad opporsi ai ”vandali” che vogliono ”distruggere la nazione”.