Siria. Proteste durante la festa di fine Ramadan: in migliaia invocano la caduta del regime

BEIRUT – Per la prima volta dopo decenni in Siria il primo dei tre giorni di festa per la fine di Ramadan e' stato celebrato oggi in modo inedito da migliaia di persone che hanno sfidato in diverse localita' del Paese il massiccio dispiegamento di soldati e miliziani fedeli al presidente Bashar al Assad e hanno invocato la ''caduta del regime''.

Sotto gli obiettivi di fotografi e cameramen dei media ufficiali, il rais di Damasco ha dal canto suo recitato la preghiera di rito per la Eid al Fitr – che segna appunto la fine dei 28 giorni del mese del digiuno – in una moschea di Damasco, ma non nella Grande Moschea degli Omayyadi dove solitamente il presidente prega nelle feste comandate.

Nelle stesse ore gli attivisti anti-regime riferivano dell'uccisione stamani di almeno sette civili, tra cui un ragazzino di 13 anni, nella regione meridionale di Daraa e a Homs, a nord di Damasco. Sul piano diplomatico, gli Stati Uniti hanno esteso oggi le loro sanzioni ad altre tre personalita' del potere formale (il ministro degli esteri, l'ambasciatore in Libano e il capo ufficio stampa della presidenza), mentre da Bruxelles assicurano che entro sabato prossimo saranno formalizzate le attese sanzioni contro la Siria in ambito petrolifero.

Ammar Qurabi, da anni ricercatore siriano nell'ambito della difesa dei diritti umani e nelle ultime settimane costretto alla fuga all'estero, ha stilato un elenco di 3.100 siriani uccisi dall'inizio delle proteste e della conseguente repressione dal marzo scorso. Una cifra che supera di qualche centinaio la stima diffusa nei giorni scorsi da altre sigle dell'attivismo anti-regime e secondo cui le persone uccise sono circa 2.500. Solo ieri, vigilia del Fitr, Qurabi riferiva dell'uccisione di 18 civili.

Secondo i Comitati di coordinamento locale, una delle principali piattaforme che riuniscono gli organizzatori delle proteste, nel mese di Ramadan ben 551 siriani sono stati uccisi (una media di circa 20 persone al giorno), con un picco nelle prima settimana del mese sacro musulmano. I cortei odierni piu' significativi – stando ai resoconti dei testimoni oculari e dei video amatoriali pubblicati su Youtube dagli attivisti – si sono verificati nei sobborghi di Damasco , nel cuore della capitale , a Homs, nella regione nord-occidentale di Idlib al confine con la Turchia, in quella di Daraa a ridosso della frontiera giordana, e in alcune localita' vicine al confine col Libano, come Qusayr e Tall Kalakh.

L'agenzia Sana ha invece pubblicato la trascrizione delle confessioni di due ''terroristi'': Yussuf Yussuf di Dayr az Zor e Ammar Muaz della regione di Idlib. Il primo ha affermato di essersi unito ad altri ''terroristi'' per uccidere un poliziotto e sfigurargli il viso. Il secondo, che ha affermato di lavorare in Libano, ha detto di esser stato istigato da non meglio precisate persone che hanno armato lui e altri giovani perche' assaltassero il commissariato di Jisr ash Shughur (Idlib).

Nella stessa pagina online, la Sana ha inserito la notizia del rapimento da parte di un ''gruppo armato'' del procuratore generale di Hama Adnan Bakkur. E in attesa che Burhan Ghalioun, presidente all'estero del neonato Consiglio di transizione siriano rilasci la sua prima dichiarazione ufficiale, continuano a piovere le critiche da parte di altre sigle del dissenso nei confronti di una decisione ''affrettata'' e ''priva della necessaria consultazione''.

Da Damasco, oltre 40 tra baatisti, ex esponenti governativi e intellettuali filo-regime hanno rilanciato l'idea di una conferenza nazionale per ''una transizione pacifica di potere'', ma hanno lamentato l'assenza di risposte dalle autorita'.

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