Siria, summit Lega Araba sul piano di Kofi Annan. Ma le violenze continuano

BEIRUT – Il vertice della Lega Araba, che si riunisce domani a Baghdad, si appresta a dare il proprio assenso al piano in sei punti di Kofi Annan per avviare a una soluzione la crisi in Siria, ma sottolinea l'esigenza di applicarlo in tempi rapidi, come ha fatto oggi anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. Ma sul terreno le cose vanno per ora in direzione contraria, con attivisti dell'opposizione che segnalano nuove operazioni delle forze armate contro città e villaggi in varie parti del Paese, con un bilancio di 21 morti.

Gli Usa hanno affermato che a questo punto "è evidente" che il presidente Bashar al Assad "non ha adottato le misure necessarie per applicare il piano" e quindi è necessario "mantenere la pressione sul regime di Damasco".

Il piano di Annan, inviato dell'Onu e della Lega Araba, prevede il ritiro dell'esercito dai centri abitati, il rilascio degli arrestati, tregue quotidiane per consentire l'accesso degli aiuti umanitari e la libera circolazione dei giornalisti. Non però le dimissioni di Assad, chieste in un documento dei ministri degli Esteri dell'organizzazione araba nel gennaio scorso. E quindi nemmeno un processo nei suoi confronti per le atrocità commesse nella repressione, di cui è tornata oggi a parlare in un'intervista alla Bbc Navi Pillay, Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, secondo la quale le autorità siriane "incarcerano e torturano in maniera sistematica i bambini".

Tuttavia, il 'piano Annan' va accolto come "l'ultima opportunità" per fermare "il bagno di sangue", ha affermato il ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zibari, parlando dopo la riunione odierna dei capi delle diplomazie della Lega Araba. Zibari ha anche respinto ogni ipotesi di intervento straniero. La dichiarazione del vertice di domani dovrebbe quindi essere il risultato di una difficile mediazione tra i Paesi arabi favorevoli ad azioni più decise, in particolare le monarchie sunnite del Golfo, e quelli che preferiscono una maggiore prudenza, come lo stesso Iraq, l'Egitto e l'Algeria.

Ma indipendentemente dalle parole che verranno usate, Damasco ha già fatto sapere che respingerà ogni decisione, perchè essendo stata sospesa nel novembre scorso dall'organizzazione, con i Paesi membri mantiene solo relazioni a livello bilaterale.

L'attenzione della comunità internazionale si accentra ora sui modi e i tempi dell'applicazione del 'piano Annan', che secondo il suo stesso autore sarà "un compito lungo e difficile". Ban Ki-moon, che domani sarà anch'egli a Baghdad per discutere la questione, ha invece affermato che Damasco deve applicare "immediatamente" il piano. Lo stesso aveva fatto ieri l'opposizione siriana, quando aveva chiesto il ritiro dei carri armati entro oggi stesso. Un pio desiderio, da quello che si è visto durante la giornata.

Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh), con sede a Londra, nuove azioni militari sono state compiute dalle truppe governative contro bastioni delle forze ribelli da Daraa, nel sud, fino a Hama, 320 chilometri a nord. In quest'ultima provincia, afferma la stessa fonte, 13 persone sono morte nella cittadina di Qalaat al Madiq, che le truppe governative hanno cercato di prendere d'assalto dopo averla bombardata per 18 giorni.

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