Siria, il video delle torture del tredicenne ucciso dal regime

ROMA – Il video di un ragazzino siriano di 13 anni torturato e ucciso circola su YouTube. Come per la morte della giovane Neda-Agha Soltan durante la rivolta in Iran seguita alla rielezione di Mahmoud Amhadinejad, anche nelle rivolte che incendiano quest’anno il mondo arabo, e in particolare il regime siriano di Bashar al Assad, è la rete a rendere testimonianza di un atto che lo stesso regime aveva più volte negato.

Il video, pubblicato da Gawker, mostra il corpo martoriato – è veramente il caso di dirlo – di Hamza Ali al-Khatib, 13 anni, abitante di Jiza, nel sud della Siria.

Il cadavere del ragazzino è coperto di fori di proiettili, il petto coperto di segni di bruciature, il collo rotto, le rotule fracassate, il volto distrutto dai pugni, il pene staccato.

Al-Khatib era stato fermato il 29 aprile mentre partecipava alle proteste anti-governative. Di lui non si ebbero più notizia per un mese. Il New York Times scrisse che il suo corpo era stato riconsegnato alla famiglia diversi giorni dopo, e solo alla condizione che i familiari non parlassero delle mutilazioni e dei segni evidenti di tortura. Torture che erano le stesse rese note in un documento di Human Rights Watch diffuso lo scorso aprile.

La morte di al-Khatib sembra aver galvanizzato i siriani. La tortura e l’omicidio di un ragazzino di 13 anni, diffusa con l’evidenza di un filmato su internet, ha allargato la protesa anche tra i cittadini più cauti.

E se i metodi di interrogatorio e tortura usati dai servizi militari e di sicurezza del regime di Damasco sono stati un falso mistero per tanto tempo, la Primavera Araba li ha portati del tutto allo scoperto.

In particolare, è la stessa famiglia di al-Kathib, che ha registrato il video visitando il corpo del figlio, ad aver voluto diffondere le immagini per dimostrare la brutalità dei servizi segreti siriani.

Le reazioni non si sono fatte attendere: il 31 maggio nella città di Amouda c’è stata una manifestazione di bambini sotto lo slogan: “Siamo tutti Hamza!”.

Un’altra protesta di donne e bambini si è svolta a Kafr Nabel, sempre all’insegna di slogan che ricordavano al-Khatib.

Su Facebook la pagina in memoria di al-Khatib ha oltre 66.000 fan.

Il video è estremamente cruento e dovrebbe essere visionato solo da un pubblico adulto. Chi lo volesse vedere può cliccare il link al sito Gawker.

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