Siria, Ue divisa sulle sanzioni: armi ai ribelli? Si aspettano Usa e Russia

Pubblicato il 28 Maggio 2013 - 01:33 OLTRE 6 MESI FA

Siria, Ue divisa sulle sanzioni: armi ai ribelli? Si aspettano Usa e RussiaBRUXELLES – L’Europa si affida a un compromesso, che di fatto rappresenta un rinvio, per venire a capo delle sue divisioni interne sulle sanzioni alla Siria in scadenza il primo giugno. Sanzioni rinnovate, ma non per il capitolo più importante, quello delle armi ai ribelli anti-Assad, lasciato alla libera decisione dei singoli Stati, salvo l’impegno a non fornire attrezzature militari almeno fino ad agosto: ossia fino a quando non sarà chiaro l’esito dello sforzo di Usa e Russia per una nuova conferenza di pace da tenersi, secondo le intenzioni, a Ginevra.

Dopo quasi 13 ore di faticoso negoziato tra i ministri degli Esteri riuniti a Bruxelles, Catherine Ashton fa sapere che la contrastatissima questione dell’invio di armamenti agli insorti esce in fin dei conti dal pacchetto di sanzioni condivise. La Gran Bretagna, schierata per la linea dura, esulta per bocca del ministro William Hague, affermando di ritenere esaurito l’embargo sul materiale bellico agli insorti. Ma Ashton precisa che fino ad agosto c’e’ l’impegno di tutti a non sbloccare alcuna fornitura concreta. E lo stesso Hague conferma che Londra non ha piani in questo senso almeno ”nell’immediato”. In sostanza, tuttavia, le divisioni già sperimentate dall’Unione sui grandi dossier della crisi si ripropongono senza risolversi anche in queste ore.

A Parigi, nel frattempo, si sono incontrati il segretario di Stato Usa John Kerry ed il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov per mettere a fuoco Ginevra 2. Una sfida ”non da poco”, ha riconosciuto il capo della diplomazia del Cremlino, dopo che Kerry aveva comunque parlato di sintonia fra Washington e Mosca sull’obiettivo di un ”governo di transizione” a Damasco ”fondato sul reciproco consenso”. E manifestato un ‘intesa pure sulla volontà di ”opporsi con molta forza” all’eventuale uso di armi chimiche, se suffragato da ”prove certe”: uno spettro che sembra peraltro trovare ogni giorno nuovi riscontri. Intanto da Istanbul i rappresentanti dell’opposizione siriana sono tornati a chiedere che l’embargo sulle armi fosse cancellato, ma dopo 5 giorni di trattative non hanno trovato un accordo su chi dovrà sedersi al tavolo della conferenza di pace che si dovrebbe tenere il prossimo mese.

”Notizie non buone”, come ha sottolineato Emma Bonino, poichè i contrasti nella coalizione anti-Assad danno voce ai dubbi sulla possibilità di avere garanzie sui reali destinatari finali delle armi. Mentre i politici discutono, dalla Siria arrivano frattanto ancora notizie di furiosi combattimenti sia a Damasco sia nella città di confine di Qusayr, vicino al Libano, dove una giornalista della tv siriana Al Ikhbariya, Yara Abbas, è stata uccisa da cecchini additatati come ”terroristi”. Un autobomba invece ha fatto altri sei morti nella capitale. E sale anche l’allarme per le armi chimiche. Le Monde pubblica un reportage che ne dimostrerebbe l’uso e il capo della diplomazia francese Laurent Fabius conferma che ”sono sempre più forti i sospetti di un utilizzo localizzato” di gas. Aggiungendo che si tratta di informazioni sulle quali si stanno facendo ”verifiche accurate”. Notizie che scuotono l’Ue, senza compattarla.