Lo stilista Gerolamo Etro potrebbe avere una figlia segreta che ora, a 45 anni, chiede di essere riconosciuta.
Lei, Joelle Spinoso racconta che la madre a 9 anni le disse: «Tuo papà si chiama Gerolamo Etro, è uno stilista italiano. Ci siamo conosciuti in Francia». Joelle metabolizza la notizia e resta incuriosita ma non ha intenzione di creare problemi all’interno di un nucleo familiare: la madre, Frances Brown, si è risposata e dal Canada si è trasferita a San Francisco. Lei porta il cognome materno: Joelle è nata il 22 luglio del 1965 all’Hôpital Américain de Paris.
Nel ’91 Joelle va in Italia in viaggio di nozze con il marito Giuseppe Spinoso, di origini lucane: qui, Joelle legge su una rivista il nome di Etro. «L’impatto fu emotivamente forte. C’era un numero di telefono, dell’azienda. Lo composi: non avevo nulla da perdere. Chiedi di parlare con lui. Non intendevo choccarlo. Gli domandai se era stato a Parigi 27 anni prima, se conosceva Frances Brown. Sì, sì. Proposi di scrivergli, mi diede l’indirizzo». Da qui inizia un rapporto tra i due: lei dalla California gli manda una sua foto. Etro la chiama e si offre di incontrarla in occasione dell’apertura di una boutique a Beverly Hills.
«Trascorremmo due giorni indimenticabili – racconto Joelle -. In un istante compresi perché ho gli occhi che ho, perché cammino in un certo modo. Aveva prenotato una camera per me nel suo stesso albergo. A cena mi volle alla sua destra, mi presentò come un’amica conosciuta in Canada. C’era anche Ippolito, uno dei figli». Quel Natale Gerolamo Etro manda gli auguri per poi sparire. È la ragazza a cercarlo cinque anni dopo, quando si trova in difficoltà finanziarie: «Mi mandò ventimila dollari tramite il suo legale».
Tra la fine del Duemila e l’inizio del 2001 Joelle gli chiede ancora aiuto: «Mi fece avere altri cinquantamila dollari», poi, il 2 gennaio 2007 si fa coraggio e gli scrive che le piacerebbe essere riconosciuta. Lui risponde il 22 gennaio: «Ho cercato di darti una mano quando avevi bisogno di aiuto… Puoi capire che il mio imbarazzo non mi consente di continuare una corrispondenza diretta con te». E lascia i riferimenti dell’avvocato.
Il 13 novembre 2007 Etro e Joelle, con i rispettivi legali, si incontrano a Milano, dove la donna si sottopone all’esame del Dna, ma lo stilista no: «Dopo un ulteriore tentativo di trovare un accordo, ci siamo trovati costretti a fare una citazione al Tribunale di Milano. Chiediamo il riconoscimento di paternità, l’esame del Dna e il risarcimento danni», spiega l’attuale avvocato di Joelle Spinoso, Luca Corabi.
La prossima udienza è fissata per il 19 novembre. La difesa del signor Etro ha sollevato una serie di obiezioni procedurali. Sui soldi inviati da Etro a Joelle, ribatte: «A lui faceva piacere aiutare la figlia di una donna alla quale aveva voluto bene in gioventù». E conclude: «Mi sfugge il perché abbia deciso di chiedere il riconoscimento di paternità soltanto adesso, a 45 anni. Avrebbe potuto farlo a 18 anni e un giorno».
Su questo Joelle ammette: «All’inizio ero spaventata e confusa. Poi ho capito che era un mio diritto. In questi anni ho perso la grande opportunità di conoscere mio padre, capire il suo talento, rapportarmi con i miei quattro fratelli. Ho una figlia, Allegra, di 14 anni. È giusto che possa conoscere il nonno».
«È un desiderio profondo e innato quello di riconnettersi alle proprie radici – dice la donna-. Gli altri pensino ciò che vogliono». Joelle infatti giuta che avrebbe fatto lo stesso anche se Etro non fosse stato ricco e famoso.