Argentina: il sottomarino San Juan: era in missione spionaggio alle Falkland Argentina: il sottomarino San Juan: era in missione spionaggio alle Falkland

Sottomarino San Juan: era in missione spionaggio alle Falkland

Argentina: il sottomarino San Juan: era in missione spionaggio alle Falkland
Sottomarino San Juan: era in missione spionaggio alle Falkland (foto Ansa)

BUENOS AIRES – Non era impegnato in una missione di routine o in un’esercitazione come dichiarato a caldo e lungo sostenuto dalle autorità militari di Buenos Aires.

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Il sottomarino Ara San Juan, quando è sparito e verosimilmente affondato, stava invece conducendo una missione di spionaggio. Spiava quelle isole che gli argentini chiamano Malvinas e che dai tempi della guerra voluta dalla giunta militare rivendicano come proprie. Quelle isole che per la comunità internazionale, e per i residenti, appartengono invece alla Gran Bretagna e vanno sotto il nome di Falkland.

Sono passati ormai 4 mesi dall’ultimo messaggio inviato dal sottomarino della marina argentina prima che di lui si perdessero le tracce. Sono passati 4 mesi da quell’ultimo segno di vita e “dall’incidente idroacustico anomalo, singolo, breve e violento e non nucleare che poteva essere un’esplosione e che poteva essere localizzato nell’area dove si presume fosse il San Juan” captato dagli strumenti del Ctbto, l’organizzazione internazionale per il monitoraggio di uno dei più importanti trattati a sostegno della messa al bando delle esplosioni nucleari. Sono passati 4 mesi e speranze di ritrovare vivi i 44 membri dell’equipaggio non ce ne sono ormai più da tempo.

Col passare delle settimane si dirada però la nebbia che sin dall’inizio avvolge questa vicenda in cui i vertici militari del paese sudamericano hanno mostrato tutto il loro imbarazzo e tutta la loro inadeguatezza. Prima scegliendo scegliendo il silenzio, rendendo noto solo il 18 novembre, con un comunicato stampa, di aver perso il contatto con l’unità durante il giorno precedente e poi avviando le ricerche tacendo però le comunicazioni che erano intercorse tra il sottomarino e il comando a terra. Comunicazioni poi rivelate dai media.

Mentre solo pochi giorni fa è stato reso noto il testo completo dell’ultimo messaggio cifrato del San Juan, inviato il 15 novembre 2017 alle 7.19, nel quale il tenente di vascello Fernando Villarreal, il capo operazioni dell’unità, informava il comando che a bordo erano stanchi per aver sopportato una tempesta con onde alte sino a 6 metri, che stavano navigando a quota periscopio verso Mar del Plata a 5 nodi di velocità e che stavano procedendo con il settore delle batterie a prua isolato perché era stato interessato da un corto circuito e da un principio d’incendio. Ora però si scopre dell’altro, e cioè che il sottomarino era impegnato in una missione non esattamente amichevole: spionaggio.

“L’obiettivo tattico prioritario di questa missione di pattuglia era la localizzazione, identificazione e registrazione fotografica/filmata di navi frigorifere, logistiche, petroliere o navi di ricerca di altre nazionalità, che stessero ricevendo un carico illegale da pescherecci”, ha scritto il capo dello staff del presidente Mauricio Macri, Marcos Pena, rispondendo alle domande dei deputati di Buenos Aires. “L’obiettivo materiale secondario della missione – ha aggiunto – era il monitoraggio di navi ed aeronavi che si muovono dalle isole Malvinas” e, anche se non viene direttamente nominata, questo vuol dire dei movimenti delle navi civili e militari che attorno all’arcipelago si muovono.

Cioè quelle della Gran Bretagna. Una nuova ferita, quella della perdita dei 44 marinai, che ne riapre ora un’altra più vecchia: quella delle isole contese e della guerra persa nei primi anni 80 con i morti che costò all’Argentina. Allora fu la dittatura che governava Buenos Aires a volere la guerra per distrarre l’opinione pubblica solleticandola con l’argomento dell’orgoglio nazionale. Funzionò, almeno nella parte in cui da allora la stragrande maggioranza degli argentini è convinto che quell’arcipelago faccia parte della loro nazione, ma non in quella militare che vide le forze sudamericane facilmente sconfitte dagli inglesi e non funzionò per la dittatura che questa sconfitta contribuì anzi a far finire.

Finita la dittatura non è però finita la voglia di Buenos Aires di vedere le isole riunite sotto la bandiera albiceleste. E questo nonostante la comunità internazionale sia in larga misura dalla parte di Londra e nonostante un referendum in cui gli abitanti dell’arcipelago hanno scelto sostanzialmente all’unanimità di restare cittadini britannici. L’ipotesi che ora, unendo gli elementi di questa vicenda, si va formando è quella di un’unità sottomarina inviata a spiare un territorio considerato occupato. Un’unità gravata da problemi tecnici e strutturali che la sua anzianità di servizio rendevano quasi inevitabile ma che, come ora stanno indagando diverse inchieste, potrebbe essere stata peggiorata dalla corruzione che avrebbe dato in dote al San Juan manutenzione e materiali scadenti. In questo contesto il comando della Marina di Buenos Aires avrebbe poi cercato goffamente di nascondere tutto.

I vertici militari argentini hanno già pagato per il loro comportamento tenuto dopo la scomparsa del San Juan. Il primo a cadere sotto la scure del presidente Maurizio Macrì è stato il contrammiraglio Gabriel Gonzàlez, capo della base navale di mar del Plata, quella cui faceva riferimento il sottomarino. E poi il pari grado Luis Lòpez Mazzeo, responsabile della Formazione e Addestramento dell’Armada, sospeso come il capo della divisione Sottomarini, il capitano di vascello Claudio Villamide. E poi il contrammiraglio Edoardo Luis Malchiodi, capo della Manutenzione e degli Arsenali; il contrammiraglio Gustavo Vignale, comandante dell’Aviazione navale; il contrammiraglio Rafael Gerardo Prieto, comandante della Flotta navale e il suo pari grado Bernardo Noziglia, responsabile della Fanteria di Marina, tutti messi in congedo. Come in congedo viene alla fine messo il più alto in grado: il capo della Armada, l’ammiraglio Marcelo Srur. Restano invece in fondo al mare i 44 militari che erano a bordo del San Juan.

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