ROMA – Lo scorso 26 novembre, la Polizia spagnola ha intercettato il primo sottomarino carico di cocaina che,
dopo essere partito dalla Colombia, ha raggiunto la costa spagnola.
Si tratta del primo sottomarino utilizzato dai narcos arrivato direttamente in Europa. Quanto accaduto ha sfatato quanto appurato da chi indaga fino ad ora, ossia che i narcos preferiscano far sbarcare i propri sottomarini in Africa per poi raggiungere l’Europa attraverso altri mezzi di trasporto.
Il quotidiano spagnolo El Pais, in un lungo articolo racconta la traversata atlantica a bordo di questo sommergibile carico di 3mila chili di cocaina. A compierla è stato Agustín Álvarez, un uomo spagnolo di 29 anni e due compagni di viaggio di nazionalità ecuatoriana.
I tre sono partiti lo scorso 25 ottobre dopo aver ricevuto 100mila dollari come anticipo ed hanno compiuto la missione più rischiosa della loro vita: raggiungere l’Europa a bordo di un un semi sommergibile di 20 metri di lunghezza pieno zeppo di droga. Per effettuare la lunga traversata, il sottomarino aveva nel serbatoio 20mila litri di carburante.
Il viaggio compiuto da Agustin e i suoi compagni si è snodato per 9mila chilometri: 3.000 chilometri via fiume più 6.000 lungo l’Atlantico fino alla costa della Galizia. “Hanno navigato lungo il fiume partendo da un luogo remoto che si trova nella zona di Leticia”, la capitale del dipartimento dell’Amazzonia nonché punta meridionale della Colombia, affermano fonti della polizia nazionale spagnola. Gli agentti hanno spiegato che durante la navigazione, il gruppo di narcotrafficanti improvvisati ha incontrato mare cattivo ed ha avuto dei guasti al motore. Una volta arrivati in Galizia, nessuno è andato a ritirare la merce costringendo così l’quipaggio ad affondare la nave sulla spiaggia di Hío di fronte al comune spagnoli di Pontevedra, per poi provare a fuggire con l’idea di tornare in seguito a riprendere la droga successivamente.
Peccato che la Polizia ha stroncato le ambizioni del gruppo, attraverso l’Operazione “Baluma” diretta dalla giudice spagnola Sonia Platas.
Ad aver commissionato il carico, secondo la polizia spagnola, sarebbe stato il clan galiziano noto
come “El Pastelero y El Burro”. Álvarez ne faceva parte fino al suo arresto. Lo si può dedurre
dalle testimonianze che i membri dell’equipaggio hanno raccontato ai compagni di cella e ai
funzionari della prigione dopo essersi rifiutati di testimoniare davanti alla Polizia.
Durante la traversata quasi suicida, ci sono stati guasti al motore (“nuovo e da 2mila cavalli”,
raccontano gli agenti di polizia che hanno analizzato il sommergibile), problemi di ventilazione
sulla nave e persino perdita di cibo e acqua che trasportavano: “Al loro arrivo avevano solo pochi
cioccolatini con un’etichetta brasiliana”, hanno affermato gli agenti che li hanno intercettati ed
arrestati. “Prima di cercare di fuggire, si sono sbarazzati del telefono satellitare e dell’attrezzatura elettronica che stavano trasportando, che non è stata più trovata”, hanno aggiunto gli agenti.
Alvarez e i due equatoriano hanno passato 26 giorni in una piccola cabina che poteva essere
sommersa fino a due metri di profondità per evitare i radar delle navi della Marina. Hanno dormito su piccole “culle” montate sui 152 pacchi di droga ed hanno avuto bel tempo quasi fino alla costa spagnola. Dopo 10 giorni di traversata hanno però avuto un problema meccanico: i due tubi che escono dalla poppa e che servono per iniettare ossigeno, si sono rotti rendendo l’aria del
sottomarino irrespirabile. Incapaci di riparare i tubi, i tre dell’equipaggio sono stati costretti
ad aprire il portello alcune ore al giorno per ventilare la nave. Prima, durante il mare mosso,
avevano inoltre perso la borsa con cibo e con l’acqua che era stata sigillata allo scafo.
Alla fine, dopo un primo tentativo fallito di avvicinarsi alla costa di Porto in Portogallo, il
gruppo di narcos improvvisati ha ricevuto le coordinate su dove consegnare la merce. Peccato che
però nessuno si sia presentato a ritirarla. Alvarez e gli altri due sono così fuggiti a nuoto con
delle mute: la Polizia spagnola però, dopo aver ricevuto una segnalazione dalla Dea ( Drug Enforcement Administration, un’agenzia antidroga legata del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ndr), li ha fermati ed arrestati.
Durante la fuga, Agustín Álvarez è rimasto nascosto in un capannone per quattro giorni. I suoi due
compagni ecuadoriani sono stati invece arrestati quasi subito. Con Alvarez sono state arrestate
altre tre persone tra cui il padre e lo zio che, dopo essersi finti dei pescatori di molluschi
davanti agli agenti presenti nell’area, sono stati beccati in flagrante mentre cercavano di
recuperare la cocaina a bordo del sommergibile.
Il sottomarino è stato intercettatoil 24 novembre. Secondo El Pais si tratta della prima imbarcazione di questo genere piena di cocaina arrivata direttamente dal Sud America in Europa.
Quello che sembrava fino a ieri solo una leggenda è diventata improvvisamente realtà: anche sulle coste europee arrivano i sommergibili carici di droga. Fino ad oggi si credeva infatti che i narcos scegliessero l’Africa, utilizzando poi altri mezzi di trasporto per raggiungere l’Europa.
Fonte: El Pais