Spie Usa in Cina "uccise e imprigionate": il mistero che scuote la Cia Spie Usa in Cina "uccise e imprigionate": il mistero che scuote la Cia

Spie Usa in Cina “uccise e imprigionate”: il mistero che scuote la Cia

Spie Usa in Cina "uccise e imprigionate": il mistero che scuote la Cia
Spie Usa in Cina “uccise e imprigionate”: il mistero che scuote la Cia

WASHINGTON  –  Il mistero degli informatori americani scomparsi in Cina. Dalla fine del 2010 alla fine del 2012 sono oltre una dozzina le “gole profonde” di Cia ed Fbi imprigionate o uccise nella Repubblica Popolare.

Una emorragia di informatori che ha portato gravi danni alle intelligence statunitensi e di cui tutt’oggi non è chiara la causa, anche se una delle tesi più plausibili è quella che parla di un doppiogiochista all’interno degli stessi servizi americani.

Il New York Times fa anche il nome di una “infedele”: Candace Marie Claiborne, da tempo impiegata presso il Dipartimento di Stato americano. Claiborne lo scorso marzo è stata arrestata per aver nascosto agli investigatori i propri legami con ufficiali cinesi.

In particolare, scrive il New York Times, Claiborne, che si è sempre dichiarata innocente, avrebbe ricevuto ingenti somme di denaro sul proprio conto corrente da agenti cinesi, oltre a regali come iPhone e laptop e persino un appartamento arredato e uno stipendio.

Ad oggi il ruolo della donna non è chiaro. Ma quel che è certo è che tra il 2010 e il 2012 la Cia ha conosciuto una vera e propria fuga degli informatori in Cina. E se la tesi di una spia interna è quella più accreditata, c’è anche chi sostiene che Pechino sia riuscita a decriptare il sistema utilizzato dalla Cia per comunicare con le proprie fonti all’estero.

Il governo cinese avrebbe anche sparato in fronte ad uno degli informatori davanti ai suoi colleghi nel cortile di un edificio governativo, per inviare un chiaro messaggio a tutti.

 

Sempre secondo il New York Times, la Cina avrebbe ucciso o imprigionato tra i 18 e i 20 informatori della Cia, tanto che la perdita di fonti è simile a quella avvenuta in Unione Sovietica prima e nella Federazione Russa poi con Robert Hanssen, agente dell’Fbi che sta attualmente scontando una condanna all’ergastolo per aver venduto a Mosca per oltre vent’anni segreti nazionali in cambio di oltre 1,4 milioni di dollari in contanti e diamanti.

Per la Cia lo spionaggio in Cina è fondamentale, ma l’apparato di sicurezza della Repubblica Popolare lo rende particolarmente difficile, scoprendo e fermando le spie straniere sul territorio nazionale, mentre l’attività di spionaggio all’estero è notevole, tanto che nel 2016 un impiegato dell’Fbi ha confessato di aver agito come agente di Pechino per anni, passando informazioni sensibili al governo cinese in cambio di denaro, viaggi in alberghi di lusso e prostitute.

 

 

 

 

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