Strauss-Khan libero. I dodici minuti della fine dell’incubo. Forse

Pubblicato il 24 Agosto 2011 - 10:25 OLTRE 6 MESI FA

NEW YORK – E’ durata 12 minuti la conclusione dell’incubo per Dominique Strauss-Kahn. Tanto tempo è bastato per le parole del procuratore che ha reso noto all’uditorio di curiosi e contestatori affollati davanti al tribunale di New York quello che già molti si aspettavano: il giudice Michael Obus ha archiviato il caso, accogliendo le richieste della Procura e facendo cadere tutte le accuse di rilievo penale.

Il legale dell’ex direttore del Fondo Monetario Internazionale ha chiosato: : ”Si può parlare di comportamento fuori posto, ma non di violenza”. Non ci sarebbero le prova, in sostanza, che la mattina del 15 maggio scorso, in una suite del Sofitel di Times Square, il politico francese abbia stuprato la cameriera Nafissatou Diallo.

Libero dagli arresti domiciliari nella lussuosa casa di Tribeca, a Manhattan, il diretto interessato ha esultato: ”E’ finito un incubo. E’ la fine di una prova terribile e ingiusta, ha fatto sapere con un comunicato diffuso al termine dell’udienza. Sono impaziente di tornare a casa e a una vita normale”.

Anche se al momento Strauss-Kahn è libero ma non di tornare in Francia. La cameriera che lo accusa ha infatti intenzione di proseguire la propria battaglia sul piano civile. Il suo avvocato ha presentato ricorso alla Corte d’appello, chiedendo di riesaminare la richiesta (finora bocciata) di affidare il caso ad un grand giurì, per stabilire se le prove raccolte contro Dsk siano sufficienti per avviare un processo penale. La decisione dovrà essere presa entro 30 giorni, e questo potrebbe ritardare la partenza di Strauss-Kahn alla volta di Parigi.

”E’ stata abbandonata una donna innocente. E’ stata negata la giustizia”, ha ripetuto il legale della cameriera parlando coi giornalisti, ribadendo come le prove esistenti “di fatto inchiodino Strauss-Kahn alle sue responsabilità”. A partire da quelle tracce di Dna trovate sull’uniforme della domestica.

A sostenere “Ofelia”com’era stata definita Diallo prima che fosse reso noto il suo vero nome, una trentina di donne appartenenti a un gruppo di femministe e a una comunità afro-americana. Vogliono il processo e urlano ”Giustizia”. Poi ancora: ”Le prove parlano da sole”, “Basta cittadini di seconda classe”. Su altri cartelli si legge ”DSK Vergognati!”.

(Foto AP/LaPresse):