Sud Sudan, miliziani assaltano base Onu e uccidono

Sud Sudan, miliziani assaltano base Onu e uccidono
Sud Sudan, miliziani assaltano base Onu e uccidono

JUBA – Assalto alla base Onu in Sud Sudan: miliziani armati della etnia Nuer sono entrati nella sede delle Nazioni unite ad Akobo. Secondo quanto ha riferito un portavoce Onu, Farhan Haq, potrebbero esserci dei morti.  Nello Stato Jonglei è in atto uno scontro etnico tra due tribù, Lou Nuer e Murle, che hanno causato centinaia di migliaia di morti.

Circa 20mila abitanti della capitale si sono rifugiati nelle due basi della missione Onu (Unmiss) alla periferia, così come altri hanno fatto nelle altre città teatro di violenze, Bor e Torit.  E Human Rights Watch denuncia: i soldati fedeli al presidente Kiir hanno ucciso indiscriminatamente decine di civili a Juba, prendendo in particolare di mira l’etnia rivale dei Nuer.

La tensione resta alta in tutto il Paese. Mercoledì 18 dicembre gli scontri hanno provocato 500 morti nella capitale Juba, facendo scattare l’ordine di evacuazione per gli italiani presenti, soprattutto per gli operatori umanitari, disposto dal ministro degli Esteri Emma Bonino. Stesso discorso per gli statunitensi, i britannici e i norvegesi.

Secondo l’organizzazione con base a New York International Crisis Group (Icg) il paese è ”sull’orlo della guerra civile”. I soldati Nuer sono fedeli all’ex vicepresidente Rijek Machar, che ha definito “un dittatore” il presidente Salva Kiir, esponente dell’etnia rivale Dinka, ed ha affermato che con lui potrà soltanto trattare le condizioni del suo abbandono del potere, sollecitando tutto l’Esercito per la liberazione del Sudan (Spla) a ribellarsi e a destituirlo.

Gli scontri in Sud Sudan erano cominciati la sera di domenica tra reparti contrapposti della Guardia Presidenziale: secondo l’appartenenza etnica alcuni si erano schierati con Kiir (Dinka) ed altri con Machar (Nuer).

Lo Stato del Sud Sudan è nato nel 2011, dopo la secessione dl Sudan. E’ ricchissimo di risorse petrolifere, terzo in Africa dopo Angola e Nigeria. 

 

 

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