Sudafrica vieta etichetta “Made in Israel” sui prodotti dei territori occupati

PRETORIA – “Quei prodotti non sono israeliani”: l’etichetta Made in Israel è bandita dalle confezioni provenienti dai territori palestinesi occupati dagli ebrei: insediamenti considerati illegali dalla comunità internazionale. La decisione del Sudafrica, ritenuta più simbolica che commerciale, era già in programma dallo scorso maggio, e già allora era stata giudicata ”razzista” dalla diplomazia israeliana, oltre ad aver scandalizzato una parte della comunità ebraica del Sudafrica e i conservatori evangelici. Al suo posto, sui prodotti importati ci sarà la scritta “fabbricato nei territori palestinesi occupati”.

Il governo sudafricano si è basato su una legge per la protezione dei consumatori del 2008 che impone una ”etichettatura dei beni e dei prodotti provenienti dai territori occupati per evitare che i consumatori credano che provengano da Israele”.

”Questo è coerente con la linea del Sudafrica che riconosce i confini del 1948 delimitate dalle Nazioni Unite e non riconosce i Territori Occupati al di la’ dei confini come parte dello Stato di Israele”, sostiene il governo sudafricano.

I leader della comunità ebraica in Sudafrica si sono detti ”indignati” da una misura bollata come ”discriminatoria e foriera di divisioni”.

Anche la reazione di Israele non si è fatta attendere: il governo a guida nazionalista del premier Benyamin Netanyahu ha definito ”discriminatorio” e ”totalmente inaccettabile” la decisione annunciata dal governo sudafricano. ”Israele e il Sudafrica hanno divergenze politiche che sono legittime. Quello che è totalmente inaccettabile è l’uso di misure che, in sostanza, discriminano e isolano, creando un boicottaggio generale”, ha tuonato da Gerusalemme il portavoce del ministero degli esteri, Yigal Palmor, in un comunicato.

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