Mandela in “Conversazioni con me stesso”: “Non sono un santo”

Pubblicato il 10 Ottobre 2010 - 21:16| Aggiornato il 11 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Nelson Mandela

L’angoscia del carcere e della lontananza dai suoi cari ma anche il disagio provato all’idea di essere considerato una specie di santo. C’é tutto questo e molto altro nelle lettere, negli appunti e nei documenti privati di Nelson Mandela raccolti in un libro che uscirà martedì prossimo con la prefazione di Barack Obama, il presidente americano.

Intitolato ‘Conversazioni con me stesso’, il libro abbraccia molti decenni della vita del primo presidente del Sudafrica del dopo apartheid e premio Nobel per la pace 1993, oggi 92enne, con riflessioni su temi come corruzione e potere e pagine amare per la morte del figlio Thembi, secondo alcuni estratti pubblicati oggi dalla stampa sudafricana.

L’idea della Fondazione Mandela, che ha curato la pubblicazione, era quella di presentare al mondo un immagine più vera e più completa di un uomo diventato una icona internazionale. Imprigionato per 27 anni dal regime segregazionista bianco del Sudafrica, in carcere Mandela ha sofferto per la lontananza dai suoi cari e per la preoccupazione di non poter essere al loro fianco.

”Ma mi preoccupava molto anche la falsa immagine di me stesso che avevo proiettato nel mondo, ero considerato una sorta di santo ma non lo sono mai stato, nemmeno se per santo si intende un peccatore che cerca di redimersi”, scrive in uno degli appunti. In alcuni estratti pubblicati dal settimanale britannico “Sunday Times”, Mandela ammette anche di avere avuto rapporti a volte tempestosi con la moglie Winnie, che più di una volta gli ha rimproverò di essere stata costretta a allevare i figli da sola. Dopo la sua liberazione, i due hanno divorziato.